I Cinque Martiri e il desiderio di giustizia e solidarietà
A distanza di 73 anni, il ricordo dei cinque partigiani uccisi propone anche una riflessione sulla realtà di oggi
Un commosso ricordo dei partigiani Caduti, ma anche un momento di riflessione sul presente.
Ogni anno, nel cuore dell’inverno, si celebra il ricordo dei patrioti uccisi nel periodo più duro della guerra partigiana, quello appunto dell’ultimo inverno. E tra le ricorrenze un peso particolare ha il ricordo dei “Cinque martiri di Ferno”, uccisi nel paese della brughiera, in una cascina ai margini dell’abitato.
Erano i 23enni Dante Pozzi (“Primula Rossa”) e Paolo Salemi (“Remo” e “Arturo”), il 18enne Silvano Fantin (“Piccolo”), Claudio “Claudino” Magnoli, fernese di 22 anni, il 23enne vergherese Nino “Walter” Locarno.
La commemorazione unisce i Comuni di Ferno e di Samarate, di cui erano originari i cinque partigiani. C’erano dunque il sindaco di Ferno Filippo Gesualdi e l’assessore Luca Macchi, oltre agli alunni di 4° e 5° elementare, che hanno accompagnato con canzoni.
Nell’orazione ufficiale affidata all’Anpi, l’avvocato Riccardo Conte oltre che al ricordo dei Cinque Martiri non ha mancato di proporre una riflessione sul presente, seguendo in particolare il tema della fraternità e della solidarietà. «Molto resta da fare sul piano della solidarietà politica, economica e sociale e sul piano della rimozione degli ostacoli di ordine economico e sociale».
«E neppure possiamo ignorare che il fascismo non è ancora finito e probabilmente non finirà mai. Poiché il fascismo non è dato solo dai gruppi che manifestamente lo predicano e lo celebrano tuttora, in forme comunque aggressive e violente; il fascismo si manifesta in molti modi perché laddove vi è una forma di sopraffazione, laddove vi è discriminazione, sia essa fondata – mutuo dal nostro testo costituzionale – su criteri di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali o sociali, lì, in qualche modo, consapevole o no, manifestamente od occultamente, c’è il fascismo». Ma anche là dove ci siano «forme di esasperato liberalismo che vanno a scapito della solidarietà e tutte le volte in cui esigenze economiche giustificate in qualche modo (cioè, le voglie di arricchimento di pochi) prevalgono sui diritti costituzionali della persona».
Forte il richiamo anche al testo costituzionale: «nella Storia della Resistenza, della scelta repubblicana, nella Storia della Costituente e della capacità dei Padri costituenti di trovare una felice osmosi delle ideologie a cui si ispiravano, lì furono poste le premesse per arrivare alla nostra Costituzione ed ai suoi principi».
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