Processi in Tv, gli esperti divisi

Appassionati dibattito tra giornalisti e avvocati su vari temi: Lidia Macchi, Caso Uva e Barbara D'Urso

luca marsico

C’è chi dice che i processi non dovrebbero mai essere seguiti in televisione finché sono in corso, perché l’opinione pubblica non è un giudice e la pressione mediatica influenza i verdetti. C’è chi, invece, ritiene che un processo senza il quarto attore, ovvero l’opinione pubblica, la tv,i griornali, sia pericoloso perché non sia controllabile dal punto di vista democratico.

E c’è invece chi ne fa una sintesi, come l’avvocato Fabio Schembri (già difensore di Olindo e Rosa nella strage di Erba), che afferma:  i processi devono essere seguiti dai giornalisti, che però ne devono dare un resoconto onesto, competente, equilibrato.

Tutti d’accordo su questa ultima definizione, il Ldo Schembri mette fina e una discussione appassionata e accesa, che al caffè Zamberletti di Varese, davanti a un folto pubblico, moderata dal giornalista Roberto Rotondo,  ha visto inizialmente confrontarsi il cronista Gianni Spartà, grande professionista della giudiziaria varesina e firma de La Prealpina, con Carmelo Abbate, notissimo opinionista di Quarto Grado, Rete 4, e giornalista della carta stampata su Panorama. Spartà ha criticato l’inchiesta su Lidia Macchi, lui che ne ha seguito la vicenda fin dalla prima notte, nel 1987, e ha espresso dubbi sull’utilità di trasmissioni come Quarto Grado o autrici come Barbara D’Urso. Abbate ha reagito con veemenza: “Giù le mani da Quarto Grado – ha detto – e Barbara D’Urso è una grandissima professionista”. Secondo Abbate molti casi sono stati riaperti o risolti grazie al faro acceso dalle tv.

L’avvocato Luca Marsico ha raccontato della sua presenza come difensore dei carabinieri del caso Uva, un processo che ha segnato uno spartiacque, in città, sui media e la giustizia. Marsico ha rivelato di esser stato intervistato da “Chi l’ha visto?”, su quel caso, per tre ore, nel suo studio, ma che la sua versione dei fatti, chiaramente difensiva, non fa mandata in onda se non in pochissimi  stralci.

Fabio Schembri, anch’egli difensore in quel processo, ha osservato che i giornalisti fanno bene il loro lavoro e ha giudicato positivo il lavoro svolto, allora, dalla stampa locale. “Un caso esemplare – ha sottolineato – di come i giornalisti hanno sempre scritto ciò che accadeva, con scrupolo, e quando tornavi a casa leggevi i loro articoli e pensavi che erano davvero ciò che era accaduto”.

Importante l’intervento del difensore regionale, Carlo Lio, che ha ricordato come egli sia anche il garante della situazione carceraria, che vede però nella nostra regione un sovraffollamento incredibile.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 25 Gennaio 2018
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