Colori e rotazione dei prodotti: il successo del “costume pirata”

Partendo dalla sua passione per il nuoto, Deda Silvestro ha fatto di Boneswimmer un piccolo marchio di successo: producono nella zona "culla" del tessile italiano e vendono ora in Italia e nel mondo

gallarate generico

Un po’ eretica e un po’ provocatoria. Ci voleva un po’ di spirito pirata, per “sfidare” il mondo dei costumi da piscina: «I costumi quindici anni fa erano tutti blu, neri, rossi» racconta Debora “Deda” Silvestro, creatrice del marchio Boneswimmer. «Sono stata la prima a mettere il colore nel mondo del nuoto, questo era quello che ci differenziava».

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Filippo, Arianna e gli altri: i campioni del nuoto da Boneswimmer 4 di 16

“Rivoluzionari” i colori, sbarazzino il logo, il teschio con le tibie incrociate che fa più Mar dei Sargassi (o pirati spaziali o tifoserie di calcio) che non acqua delle piscine. «Cercavo qualcosa che fosse un po’ alternativo al delfino o la rana: è saltato fuori il teschio, senza un motivo preciso. Ci abbiamo messo gli occhialini e diventa un nuotatore» racconta Silvestro, all’inaugurazione della nuova sede di Boneswimmer, benedetta anche dalla presenza di tanti atleti amici e simpatizzanti del marchio “pirata”.

Una nuova sede a Gallarate, la città che ha dato origine e rimane “cuore” di un marchio che oggi ha negozi franchising in mezza Italia e si lancia anche nell’e-commerce.
«Sono partita dalla mia passione per il nuoto e dalla mia storia di famiglia: i miei avevano un’azienda di abbigliamento. Quando l’attività del tessile andava esaurendosi, nel 2004 ho deciso di provare». All’inizio “Deda” ha girato le piscine, variante vasca-a-vasca del consueto porta-a-porta. «Se la ricordano tutti mentre passava a proporre quei costumi colorati» ricorda chi ha visto crescere Boneswimmer. Clima familiare ma anche sguardo in avanti: fin dall’inizio si sperimenta anche la vendita online, la personalizzazione di colori e disegni che il cliente può scegliere autonomamente. «Già dodici anni fa avevamo un e-commerce».

Nel frattempo è cresciuta anche la presenza “fisica” del marchio. «Il primo negozio era a Gallarate in via Volta, 35 metri quadri, era piccolissimo ma ero molto fiera. Nel 2011 mi sono spostata nel negozio di Via Ronchetti, sembrava già un negozio enorme. Da lì abbiamo poi abbiamo iniziato con franchising: il primo è stato a Riccione, dove c’è una piscina che funziona molto. È ancora quello che va meglio, ma oggi siamo a sei punti vendita». Boneswimmer ha anche una partnership con distributori in Usa, a Los Angeles, in Francia.

Molto colore (quasi come una Benetton della piscina), ma anche molta varietà di prodotto, fin dalle origini: «Ogni mese ogni mese e mezzo uscivamo con fantasie nuove». Un po’ nella logica commerciale delle catene di abbigliamento che hanno destagionalizzato le collezioni. La produzione è rimasta ben piantata «tra Gallarate e Busto», nella zona culla del tessile, quasi a dimostrare che si può evitare di delocalizzare. Per Boneswimmer lavorano quattro laboratori nei dintorni, la “testa” invece sta in via Ronchetti e ora si trasferirà nel nuovo complesso di via Cappellini, prima periferia di Gallarate. Una corte ristrutturata annunciata dal marchio ben visibile: per ora qui c’è il nuovo negozio, tra pochi mesi si aggiungerà anche la produzione (spazio totale occupato: 500mq).

Progetti? «Mi piacerebbe ancora allargare la rete dei negozi monomarca» conclude Deda Silvestro. «E poi crescere ancora anche con l’E-commerce, stiamo lavorando a una rete di siti “fratelli” in altre lingue».

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 02 Marzo 2018
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