Luino, la mozione antifascista che divide

Giovanni Petrotta, il consigliere comunale estensore del documento, spiega com’è andata la discussione in consiglio comunale

Avarie

A Genova l’hanno votata all’unanimità tutte le forze politiche: la città della Lanterna, retta da un’amministrazione di Centrodestra, su di essa ha trovato l’accordo: da Forza Italia alla Lega, passando per il Pd e i Cinquestelle, quello che una volta veniva descritto come l’intero “Arco Costituzionale” ha votato la mozione: chi vuol usufruire spazi e locali comunali deve sottoscrivere una dichiarazione: “Sono antifascista, non sono omofobo, né antisemita”.
A Luino no. Per questo prima, durante e dopo il consiglio comunale di qualche giorno fa, la faccenda fa ancora discutere.

IL TESTO DELLA MOZIONE
Con la presente il Consigliere Comunale Giovanni Petrotta propone la seguente mozione, ai sensi dell’art. 23 del Regolamento sul funzionamento del Consiglio Comunale e chiede che essa venga discussa nella prima seduta utile di una Commissione all’uopo convocata e inserita successivamente nell’O.d.g della prima
seduta utile del Consiglio comunale.

Premesso:
– Che l’antifascismo è la radice ideale e culturale da cui nasce la Repubblica Italiana e la sua Costituzione democratica la quale rappresenta il metodo democratico contro ogni forma di totalitarismo;
– Che tutte le iniziative e manifestazioni, provenienti da associazioni e organizzazioni politiche e sociali e da singoli soggetti, che richiamano in modo esplicito simboli fascisti o nazisti e ideologie proprie dei regimi totalitari e che diffondono idee e comportamenti ispirati a sentimenti antidemocratici, all’odio razziale, all’omofobia,
all’antisemitismo, alimentate anche da una loro enorme diffusione nella rete, si fondono sul terrore e sulla repressione delle espressioni di libertà e democrazia e provocano lutti e miserie;
che la reazione di fronte a queste idee e comportamenti è quella di condanna, perseguendo con fermezza tutte le iniziative in contrasto con la difesa dei valori della libertà, del diritto, della solidarietà, che costituiscono il fondamento e la base della convivenza democratica.
Richiamato l’art. 2 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948), il quale dispone che ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine
nazionale o sociale, di ricchezza o di altra condizione;
richiamati i principi fondamentali sanciti dalla Costituzione della Repubblica Italiana ed in particolare quelli descritti agli artt. 2 e 3 i quali recitano “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo…” e che “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di
razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”;
evidenziato che la Costituzione della Repubblica Italiana, al punto XII delle Disposizioni transitorie e finali, testualmente recita “E’ vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista….”. Vista la legge n.645/1952 (cd. Legge Scelba), di attuazione della XII Disposizione transitoria e finale della
Costituzione, che punisce la riorganizzazione del disciolto partito fascista dettando la disciplina definitoria e sanzionatoria dei reati di apologia e manifestazioni fasciste;
vista, inoltre, la legge n. 654/1975 intitolata “Ratifica ed esecuzione della convenzione internazionale sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale”, che all’art. 3, in particolare, stabilisce che è vietata ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi; vista,
infine, la legge 205/1993 di conversione del D.L. 122/1993 (cd. Legge Mancino) che:
– punisce chiunque propaganda idee fondate sulla superiorità e sull’odio razziale o etnico, ovvero istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi;
– punisce chiunque istiga, con qualunque modalità, a commettere o commette atti di violenza o di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi;
– vieta, infine, ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici.
Tenuto conto dell’art. 17 (“Divieto e abuso del diritto”) della Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, firmata a Roma il 4 novembre 1950, il quale stabilisce che nessuna disposizione contenuta nella Convenzione stessa può essere interpretata come implicante il diritto per uno Stato, un gruppo o un individuo di esercitare un’attività o compiere un atto che miri alla distruzione dei diritti e delle libertà riconosciuti nella Convenzione, o porre a questi diritti e a queste libertà limitazioni più ampie di quelle previste dalla Convenzione
stessa;
in considerazione delle grandi sofferenze subite dalla popolazione italiana e, per quanto riguarda il nostro territorio da buona parte della popolazione luinese sia durante il regime fascista sia durante la seconda guerra mondiale; sofferenze e afflizioni, all’interno delle quali vanno ricordate la persecuzione di nostri concittadini
antifascisti , arrestati e/o mandati al confino o costretti ad emigrare. Persecuzioni culminate, per molti antifascisti ed ebrei, dopo l’8 settembre 1943 con la morte e la deportazione nei lager tedeschi;
in considerazione, altresì, del contributo dato in vario modo alla Resistenza da antifascisti Luinesi, di diverso orientamento democratico e dei caduti alla Battaglia del San Martino in Valcuvia (novembre 1943) e alla Gera di Voldomino (ottobre
1944);
considerato, infine, che lasciare spazio a manifestazioni, associazioni e organizzazioni che non si riconoscono nei valori della Costituzione italiana, che dichiaratamente razziste, xenofobe, antisemite, omofobe e antidemocratiche che, anche con esaltazione di forme di violenza, possono contribuire a creare sul territorio relazioni e reti di complicità, con il rischio di un pericoloso spirito di emulazione, soprattutto da parte della popolazione più giovane, costituisce una eventualità da scongiurare con fermezza.
Dato atto che il presente dispositivo costituisce mero atto di indirizzo e come tale non necessità del parere di cui all'art. 49 del D.Lgs. n. 267/2000
INVITA IL SINDACO E LA GIUNTA
1. a prendere atto che le premesse costituiscono parte integrante e sostanziale del presente dispositivo;
2. a promuovere iniziative culturali, in collaborazione con le associazione culturali e democratiche e con le scuole di ogni ordine, atte a favorire i valori di libertà, tolleranza e uguaglianza ed a mantenere viva la memoria storica della Resistenza e delle origini antifasciste della Repubblica Italiana;
3. a sensibilizzare la cittadinanza sui nuovi fascismi, con particolare attenzione alle fasce più giovani ed esposte, se non in possesso degli adeguati strumenti storico culturali, all’attrazione della mitologia fascista e nazista; a dare mandato ai competenti Uffici Comunali di adeguare la modulistica, relativa alla richiesta di occupazione di suolo pubblico e di concessione di sale comunali, inserendo un’autocertificazione che comporti il rispetto del dettato costituzionale.

 

NELLO SPECIFICO SI CHIEDE:

– di imporre come requisito necessario per l’assegnazione di spazi e
contributi pubblici il non aver subito condanne, anche con sentenza non definitiva, per reati di cui alle leggi elencate in premessa. Ciò in tutti i Regolamenti comunali , ma in particolare, nel “Regolamento per la concessione in uso di locali per attività culturali e ricreative”, atto n. 19 del 20.3.2007, in vigore dal 10.5.2007, nel “Regolamento Cosap, per l’occupazione di spazio pubblico e per l’applicazione del relativo canone”, delibera del 1.1.2012 e nel “Regolamento comunale per la disciplina dello svolgimento delle sagre e delle fiere”, approvato dal Consiglio Comunale di Luino, con atto n. 41 del 6 dicembre 2016:
– di prevedere, nei moduli di richiesta di utilizzo di spazi pubblici
(a titolo semplificativo ma non esaustivo: siano essi spazi, edifici o sale comunali) da presentare al momento della richiesta di autorizzazione, una dichiarazione esplicita di riconoscimento nei valori antifascisti espressi dalla Costituzione italiana;
– di istituire meccanismi di intervento impeditivo per quanto riguarda l’assegnazione di contributi, patrocini o altre forme di supporto e sostegno ad associazioni che, pur avendo sottoscritto la suddetta dichiarazione, presentino richiami all’ideologia fascista, alla sua simbologia, alla discriminazione etnica, religiosa, linguistica o sessuale, verificati a livello statutario, ove lo Statuto è presente, sui siti internet e sui social network, o nell’attività pregressa oppure per accertata violazione delle leggi in materia;
– di istituire analoghi meccanismi da inserire nei regolamenti comunali della fruizione delle sale pubbliche per la concessione delle stesse;
– di richiedere maggiore vigilanza al corpo di Polizia Locale nel contrasto alle fattispecie di cui sopra e in particolare alla diffusione di volantini davanti agli istituti scolastici inneggianti alla discriminazione, all’odio e alla violenza per motivi sessuali, linguistici, etnici o religiosi;

«In sintesi non è una mozione Petrotta, ma si tratta di una mozione che è stata presentata – e votata – in tanti comuni italiani, da Torino (con voto 5 stelle) a Milano, da Firenze, a Varese, Brescia (a Brescia la magistratura ha bocciato un ricorso di Casapuond) a Genova», spiega l’estensore.
«A Genova, governata da sindaco di Centrodestra, il Consiglio comunale ha votato la mozione con l’integrazione che potrai leggere, nell’allegato. Votanti a favore: tutti. Dalla Lega, al Pd, dai 5stelle a Forza Italia. Si son astenuti/asenti i tre consiglieri di Fratelli d’Italia.
Nel presentare la mozione, ho tenuto conto della realtà luinese. Del fatto che son dell’Anpi e del PD.
In sintesi la richiesta della mozione era di chiedere a chi vuol usufruire spazi e locali comunali di sottoscrivere una dichiarazione di essere antifascista , di non essere razzista, antisemita, omofobo. La maggioranza ha votato contro a tutto ciò».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 16 Marzo 2018
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