Accam, la società resta “in house” e il nuovo piano industriale slitta
I 27 rappresentanti dei comuni soci si sono riuniti per la presentazione del piano industriale e per votare la permanenza "in house" della società

L’assemblea dei soci prende tempo per decidere sull’allungamento della vita dell’inceneritore e conferma la prevalenza dell’interesse pubblico dei comuni che fanno parte del consorzio. Accam resta, dunque, una società “in house” che deve tendere al raggiungimento di una quota di fatturato dell’80% derivante dal conferimento di rifiuti dei soci all’inceneritore di Borsano.
Anche se al momento questa quota non è raggiunta, la legge Madia consente una deroga con la quale basta che la quota di fatturato dei comuni soci sia prevalente e deve rappresentare almeno il 65% del totale e che le tariffe di smaltimento siano calmierate. Ed è proprio quello che Accam ha fatto nonostante molti comuni soci continuino a non conferire la loro frazione secca di rifiuti.
Il piano industriale, invece, è stato solo presentato dal consiglio di amministrazione preszieduto da Laura Bordonaro. Ora dovrà essere visionato, discusso e approvato dai singoli consigli comunali per poi essere votato in assemblea.
Il tempo per la società sta per scadere. Entro tre mesi è concreto il rischio che si debba portare i libri in tribunale in quanto le riserve sono ormai azzerate e quindi bisognerà fare in fretta.
Mentre dentro i consiglieri discutevano, fuori la protesta dei 5 Stelle ha calamitato l’attenzione. La loro opposizione a qualsiasi ipotesi di prolungamento della vita dell’inceneritore è netta.
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