A processo per la truffa del resto

L’uomo fermato dai carabinieri fuori da alcuni esercizi commerciali cinque anni fa

Avarie

Quando l’hanno fermato, i carabinieri non lo conoscevano. Arrivati in caserma, ecco la sfilza di fogli di via da una miriade di Comuni italiani.

Il motivo era sempre lo stesso: la una passione per il “gioco” del resto.

Un raggiro in cui cascano diversi negozianti, magari indotti in un tranello che sta a metà fra il gioco psicologico e la destrezza.

“Ma guardi che io le ho dato 50 euro”, diceva alla cassiera della pasticceria. “Sto aspettando il resto, ho pagato con 100”, pretendeva all’enoteca. E così via.
Qualche movimento della mano, fare ammiccante. E ricevuto il maltolto – cioè il resto sbagliato – prendeva la porta e se ne andava.

Capitò a Besozzo il 10 ottobre 2013 quando la prontezza di riflessi dell’impiegata dietro al bancone, che avvisò il 112, fece arrivare sul posto una pattuglia dei carabinieri della locale stazione. Militari questa mattina sentiti come testi nel corso del procedimento a carico dell’uomo accusato di questi raggiri, udienza che oggi si è celebrata di fronte al tribunale monocrtatico, a Varese, presieduto dal giudice, la dottoressa Sagone e dalla pm Gagliardi.

Nelle tasche dell’imputato, fermato a bordo della sua auto che i carabinieri rintracciarono grazie alla segnalazione della pasticcera, vennero ritrovate banconote da 50 e 100 euro, poi riconsegnate ai legittimi proprietari.

Ora non resta che attendere la sentenza.

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Pubblicato il 25 Settembre 2018
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