Sovraffollamento e poco personale, è la “polveriera” del Carcere di Busto

Il carcere di Busto potrebbe accogliere 250 detenuti ma ad oggi ce ne sono 420. E in più il personale scarseggia, sia per quanto riguarda la sicurezza che per l'area trattamentale

All'interno del carcere di Busto (inserita in galleria)

La rivolta nel carcere di Busto, con un detenuto che ha utilizzato bombole di gas come molotov da lanciare contro gli agenti di polizia, ha riacceso i riflettori sulla situazione che si vive ancora nel centro che nel 2013 venne condannato per trattamento inumano, proprio a causa dei suoi problemi.

Primo tra tutti: il sovraffollamento. «Il problema dei troppi detenuti c’è e rimane grave -dice il direttore della struttura, Orazio Sorrentini-. In questi giorni abbiamo 420 detenuti contro una capienza regolamentare di 250, e questo numero è sempre più o meno stabile». Troppi detenuti che, nonostante le promesse che si susseguono da anni, sono e rimangono rinchiusi a Busto Arsizio. Certo è che dal 2013 ad oggi un po’ di cose sono cambiate: sono aumentati i momenti fuori dalle celle, è cambiata l’organizzazione interna ma rimane un enorme problema sulle attività da fare.

«L’area trattamentale è ancora in grave sofferenza e, anche se era quasi impossibile, le cose sono ulteriormente peggiorate negli ultimi mesi». Se infatti da un lato ad aprile si prometteva l’arrivo di nuovi operatori per la rieducazione dall’altro «a giugno è andata in pensione la responsabile dell’area e quindi abbiamo ancora meno persone in quell’ambito».

Carenze di personale che ci sono, naturalmente, anche tra chi deve garantire la sicurezza del carcere. «La cronaca quotidiana ci racconta di episodi gravissimi di insubordinazione, con conseguenze rilevanti su tutti gli operatori penitenziari -spiega Paolo Delli Veneri, segretario regionale della Uil Polizia Penitenziaria-. In questo contesto disastroso opera la Polizia Penitenziaria che paga le scellerate scelte dei governi che si sono succeduti negli ultimi anni che hanno portato ad un taglio degli organici che ad oggi, non permette in nessun istituto, di poter garantire in modo efficace l’ordine e la sicurezza. L’istituto bustocco si inserisce tra quelli che, negli ultimi tempi, hanno registrato più episodi violenti. Alcuni mesi fa, il dirigente della struttura bustocca in occasione della visita dell’eurodeputata Lara Comi, ebbe modo di dire alla stampa che tutto sommato a Busto il personale di polizia penitenziaria era sufficiente. Ad oggi, mi sento di dire, che le dichiarazioni all’epoca rilasciate erano senza senso e fuori luogo, e che magari quell’occasione poteva essere meglio sfruttata per evidenziare le difficoltà operative della Polizia Penitenziaria». Quindi «alle istituzioni, e ai vertici dell’amministrazione penitenziaria, chiediamo che una volta per tutte siano in grado di prendere i giusti provvedimenti affinché le criticità del sistema penitenziario italiano, non debbano ricadere sugli uomini di un Corpo che quotidianamente affronta episodi simili».

Personale che, comunque, nonostante le carenze di organico riesce a mantenere sia il controllo della struttura che «a fare vere e proprie opere di eroismo», dice il direttore. «Solo qualche giorno fa gli agenti sono riusciti a salvare un detenuto che aveva cercato di impiccarsi in cella. Era andato in arresto cardiaco ma è stato salvato. In quel caso, come in quello che è successo oggi, si mostra la grande professionalità di questi agenti».

Marco Corso
marco.corso@varesenews.it

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Pubblicato il 26 Settembre 2018
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