Riapre al 2019 la “casa di Paolo”

La piccola realtà che poco più di sei anni fa faceva capolino nel panorama dei servizi varesini per minori e famiglie, è oggi una realtà consolidata ed importante

oratorio san vittore apertura

Lunedì 7 gennaio si sono riaperte le porte della Casa di Paolo. Grazie al supporto di partner e donatori – in particolare della Fondazione Comunitaria del Varesotto che da anni supporta i progetti dell’associazione – la piccola realtà che poco più di sei anni fa faceva capolino, come una scommessa, nel panorama dei servizi varesini per minori e famiglie, è oggi una realtà consolidata ed importante per molti nuclei famigliari.

La Casa di Paolo è partita il 12 ottobre 2012 con un doposcuola: cinque erano i bambini iscritti, tre aule, nessun dipendente e una quindicina di volontari che si alternavano per garantire l’apertura del servizio dal lunedì al venerdì.

Oggi i ragazzi iscritti sono più di 70, i progetti aperti quattro, alle prime aule si sono affiancati altri locali dell’Oratorio San Vittore, le dipendenti sono cinque e i volontari una ventina, a cui si aggiungono i tirocinanti, giunti attraverso le alternanze scuola-lavoro. Sono oltre 300 i ragazzi che in questi sei anni hanno varcato la soglia della Casa di Paolo, alcuni per pochi mesi, altri per rimanere anni e crescere con noi.

Sempre più stretti sono anche i rapporti con il territorio: con l’assessorato ai Servizi Sociali dell’Amministrazione comunale, in primis, che frequentemente sceglie i progetti della casa per supportare nuclei in difficoltà; con il Cesvov con cui l’associazione collabora in percorsi di giustizia riparativa; con le scuole del territorio, sia quelle frequentate dai ragazzi, sia quelle che inviano tirocinanti e stagisti; con altre associazioni di Varese che, a diverso titolo, supportano e sostengono il progetto.

«Il nostro obiettivo è un agire educativo, volto a creare condizioni di benessere e di accoglienza per bambini e ragazzi spesso, ma fortunatamente non sempre, protagonisti di un vissuto scolastico o sociale faticoso – spiegano i rappresentanti dell’assocazione – Tra le nostre mura si incrociano bambini e ragazzi di diverse etnie e diverse estrazioni sociali, con differenti storie personali, generando un variopinto miscuglio di umanità».

I progetti attivi oggi, in gran parte grazie al supporto decisivo di enti come la Fondazione Comunitaria del varesotto, sono quattro: il doposcuola elementari – medie, che unisce un efficace supporto nello studio a un ambiente accogliente e aggregativo, dove due educatrici e una ventina di volontari rendono possibile un’accoglienza reale e concreta di ogni bambino o ragazzo; il progetto Iris, un contesto coinvolgente dove i ragazzi del biennio delle superiori possono non solo studiare, ma, soprattutto, imparare a confrontarsi e a pensare, arrivando a creare, a fine anno, una mostra fotografica che rappresenti il percorso fatto. Il progetto Siri, strutturato in maniera simile a progetto Iris, è uno spazio per i ragazzi del triennio delle superiori, dove studiare e confrontarsi insieme sul senso del “diventare grandi”.

Molti dei ragazzi iscritti a questo progetto hanno già fatto un lungo pezzo di strada e il servizio nasce proprio con l’intenzione di non lasciare “soli” quei ragazzi che, nonostante siano maggiorenni o quasi, sono esposti ad un elevato rischio di abbandono scolastico o di devianza e hanno ancora necessità di un “contenitore” in cui sentirsi accompagnati. Infine, il Pesce sull’Albero, Laboratorio metodologico per bambini e ragazzi con difficoltà d’apprendimento, gestito da tutor specializzati, per strutturare un metodo di studio efficace che metta il ragazzo al centro.

Stefania Radman
stefania.radman@varesenews.it

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Pubblicato il 10 Gennaio 2019
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