Altri quattro arresti per le rapine alle sale slot

I genitori del “capo” ai domiciliari per possesso armi, altre due persone tra cui uno dei due figli per rapina

Li avevano arrestati in quattro, a ottobre per via di quelle rapine a mano armata con fare da film d’azione, i cappucci calati e la pistola in mano. A loro quattro ora si aggiungono altrettante persone.

Tra i destinatari del provvedimento, quattro rapinatori già arrestati dai militari lo scorso 16 ottobre nell’ambito dell’indagine “Beverly”. Al gruppo si sono aggiunti due componenti della gang ed entrambi i genitori del capo della banda, questi ultimi accusati di detenzione di armi clandestine.

Due, marito e moglie, lui di 73, lei di 60 anni, accusati di detenzione illecita di armi da fuoco (oltre alle munizioni trovate dai carabinieri). Altri due persone, entrambe di 35 anni, uno dei quali il figlio maggiore della coppia, con l’accusa di rapina. Le indagini del reparto investigativo di Varese guidato dal maggiore Paolo Tiadina hanno consentito di ricostruire la filiera dei colpi messi a segno a vario titolo dai diversi componenti della batteria che si muoveva tra il confine con la Svizzera e l’alto Milanese: bar, sale slot e compro oro finivano nel mirino dei malviventi. Gente non troppo furba, che lasciava tracce evidenti come targhe di auto per i colpi, o telefonate inopportune finite nella rete dei militari.

Ma non per questo soggetti da prendere sottogamba: la Beretta 92S sequestrata a ottobre era sì una riproduzione dell’arma vera, poco più di una scacciacani. In grado di sparare erano invece le armi trovate dai militari: c’era la 357 magnum, un vero e proprio “cannone”, poi un’altra pistola automatica perfettamente funzionante e un fucile da caccia: nelle intercettazioni telefoniche contenute nel l’ordinanza richiesta dalla pm varesina Floris e firmata dal Gip Chionna quel “seghiamo le canne al fucile, così fa più paura” non faceva promettere nulla di buono.

“Sì, erano pronti al salto di qualità”, ha spiegato il colonnello Claudio Cappello, ai vertici dell’Arma provinciale, “in un contesto famigliare dove i genitori stessi si rivolgevano ai figli con approvazione dopo i colpi portati a termine”. A quella nebulosa di rapine avvenuta alcuni mesi fa, se ne sommano altre tre avvenute a Bisuschio l’8 di settembre, a Bresso l’11 ottobre e i 14 a Garbagnate Milanese. Nel primo episodio ad attendere fuori dal locale c’era il fidanzato della donna aggredita che ebbe una colluttazione dopo la rapina che frutta 4000 euro: venne strappato un lembo di pelle ad uno dei malviventi che i carabinieri hanno inviato ai Ris di Parma per risalire al DNA e dare corpo all’impianto probatorio.

Sempre i Ris stanno analizzando anche le armi da fuoco (le pistole hanno la matricola abrasa). A Bresso i malviventi sono accusati di aver seguito la titolare di un compro oro, di averla avvicinata per strada e rapinata della borsa e delle chiavi della sua attività. A Garbagnate invece il titolare di un esercizio è stato rapinato dell’incasso e dell’iPhone X che aveva in tasca.

Oltre a i coniugi ai domiciliari oggi è finito in manette il figlio maggiore di 35 anni a Brusimpiano (il fratello, considerato il capo del gruppo, 21 anni, è già ai Miogni) e l’uomo considerato il basista, il pianificatore dei colpi, anche lui 35 anni, sottoposto a sorveglianza speciale: le manette l’hanno raggiunto a Garbagnate e si trova ora a San Vittore. Con questo arresto è stata tolta dalla strada quella che viene considerata una vera e propria banda dedicata alle rapine in provincia di Varese.

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Pubblicato il 12 Marzo 2019
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