Si cerca la prova dello stalker che faceva pipì sullo zerbino della vicina

Stampatello contro corsivo: in aula è stato ascoltato grafologo che ha cercato di analizzare i messaggi lasciati dopo i dispetti condominiali alle Bustecche

Avarie

«Bella pisciata, bevila tutta»: quattro parole, più la virgola, scritte su un foglio A4 lasciato sulla porta della vicina di casa. Per terra una chiazza di liquido dal colore paglierino e maleodorante.

Un’ottima base di partenza per le indagini su un caso di stalking condominiale per il quale si sta celebrando un processo a Varese. Sul banco degli imputati un uomo, sessant’anni padre di famiglia, secondo l’accusa il responsabile di numerosi fatti legati a dispetti alla vicina di casa sfociati in episodi piuttosto sgradevoli, con minzioni contro la porta di casa e atti di masturbazione, sempre rivolti all’ingresso della vicina.

Alla fine la donna usciva dal suo appartamento nella zona delle Bustecche a Varese e non trovava nessuno; solo, in due occasioni, un biglietto (il secondo con contenuti irriferibili per motivi di decoro).

Queste frasi, però, vennero dalla residente raccolte e allegate alla denuncia fatta ai carabinieri che attivarono le indagini, posizionando delle telecamere nel ballatoio da cui – è il parere della difesa – emergerebbero immagini piuttosto confuse, poco chiare e con colori non nitidi: sarebbe impossibile dalla visione di questi video risalire all’identità del responsabile.

Quindi? Quindi l’unica cosa che può essere efficace per formare una prova è la perizia calligrafica sull’imputato, resa tuttavia difficoltosa per via dell’assenza di un valido “saggio grafico” con cui confrontare le scritte scabrose lasciate sul pianerottolo inzaccherato di schifezze.

L’imputato si è rifiutato di fornire la propria grafia per un confronto, così il consulente dell’accusa si è rivolta al Comune di residenza per recuperare atti su cui risulta presente la firma – unico scritto attribuibile all’imputato – che tuttavia risulta naturalmente in corsivo, mentre il contenuto dei biglietti lasciati dopo i dispetti è vergato sì a mano, ma in stampatello.
«Una scrittura molto elementare, semplice», ha detto in aula la consulente grafologica del pubblico ministero «ma in assenza di saggio grafico confrontabile».

Negli atti forniti all’esperta sono presenti inoltre alcuni appunti presi dall’imputato su di un calendario che i carabinieri fotografarono nel corso di un sopralluogo ordinato durante le indagini nella sua abitazione: l’uomo non vive nel palazzo dei dispetti – dove invece risiedono l’ex moglie e il figlio di circa trent’anni – bensì a Ghirla.

Che succederà ora? Nella prossima udienza, fissata tra qualche mese verrà sentita la consulente grafologica della difesa: in questo caso l’imputato ha acconsentito al confronto con la sua scrittura. Sarà poi sentito anche un carabinieri che ha svolto i rilievi e potrebbe decidere di farsi sentire anche l’imputato stesso.

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 01 Marzo 2019
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