Oman, viaggio in un paese “da favola”

Il racconto di Dino Azzalin, medico varesino volontario in Africa, questa volta protagonista di una "gita turistica" in un luogo davvero magico

Oman, Dino Azzalin

La prima notizia che fa davvero impressione è che in Oman l’ultimo omicidio risale al 2007, la seconda che il 51% della popolazione è formata da profughi contro il 49% di omaniti nativi, ma quella che mi ha lasciato sbalordito è che non abbiamo trovato nessuno, ma proprio nessuno dal più sperduto cammelliere di Salalah al più alto funzionario di Muscat, che parlasse male del loro Sultano e del suo governo.

Sì perché Qabus bin Said al Said  è diverso dagli altri potenti che governano la Penisola Arabica, diverso semplicemente perché fa il suo mestiere, cioè si occupa del suo popolo, e lo fa bene. Certo è un monarca assoluto,  ma anche un padre buono, un uomo saggio e illuminato al quale l’Oman deve la pace.
Qui invierei qualcuno dei nostri politici (o forse tutti) a imparare a fare il proprio mestiere. Per i colpevoli di reati c’è la certezza della pena….che non è poco. E ci sono davvero pochi giornali, manca sicuramente un dibattito “democratico” e pluripartitico ma c’è un’aria di pace in giro che favorisce la prosperità

Oman, Dino Azzalin

L’onestà, almeno quella apparente, reca condizioni di vita impensabili almeno qui in Oman fino a pochi decenni fa. Strade, ospedali, scuole, infrastrutture, turismo, hanno reso questo paese ai confini col deserto, un paese molto ospitale e vivibile anche per noi occidentali. Certo è facile farlo col petrolio, direte voi,  da cui dipende il 70% del pil, ma questo lo avevano anche Gheddafi, Saddam Hussein, Assad, o lo stesso Bin Laden, ma cosa hanno fatto loro per il popolo?
Devo dire che prima di partire per questa vacanza ero scettico e un po’ prevenuto, ma mio figlio spronava verso questa meta, e non tanto o solo per la vacanza, quanto per il fascino del deserto che lo aveva stregato già in Marocco l’anno scorso. E quando si viaggia, soprattutto in compagnia del propri figli si va dappertutto, e scoprire un paradiso reale quanto inatteso è stato per noi davvero una gradita sorpresa.

Mi ha subito appassionato la vicenda del Sultano, la cui storia personale è la chiave per capire l’unicità e la bellezza di questo Paese nel lembo sudoccidentale dell’Asia. Quando nel 1970 rovesciò, con un incruento colpo di Stato, il dispotico e oscurantista padre Said bin Taimur, Qabus era un trentenne colto e riservato, reduce da studi in Inghilterra e all’accademia militare di Sandhurst, nel Regno Unito. Con una visione cosmopolita, le utili amicizie in Europa (in particolare con sir Timothy Landon, alto ufficiale britannico che lo affiancò come consigliere nei primi anni di regno) e gusti raffinati. Nel suo bagaglio aveva anche un soggiorno in Germania come cadetto, corsi di economia e business administration e un lungo viaggio in diversi paesi del mondo. In più, una profonda conoscenza di religione, storia e cultura del sultanato, acquisita a Salalah,(città bellissima sull’Oceano indiano) ai confini con lo Yemen, dove il padre lo aveva relegato al suo ritorno dall’Europa. Proprio quegli studi e la consapevolezza delle pessime condizioni in cui versava il popolo omanita, all’epoca poverissimo e assai retrogrado, lo spinsero a scalzare il padre dal trono.

Questo davvero fa la differenza per visitare un paese arabo dove il 99% è di fede musulmana anche se di una corrente più moderata di cui non senti il peso. La pulizia, l’ordine, l’accoglienza che si trova ad ogni parte del paese, fa viaggiare con serenità anche chi come noi, ha organizzato un viaggio fai da te e permette di apprezzare le bellezze del paese in modo semplice e rassicurante.
Furti, rapine, femminicidi neanche parlarne, le donne qui hanno raggiunto un livello tale di emancipazione che godono di diritti inimmaginabili nella vicina Arabia Saudita: possono laurearsi, fare carriera e perfino chiedere il divorzio e quasi ovunque sono col velo ma a viso aperto. Siamo ancora distanti dagli standard occidentali, ed è solo da 1994 che vanno a votare, ma guidano l’auto e occupano anche dei ministeri importanti. L’unica cosa inquietante e quasi incomprensibile, vista la pressoché assenza di forze di polizia lungo ogni strada, (almeno quelle da noi percorse), la costruzione di stazioni militari lunghissime e altrettanto larghe.
Muscat, la capitale, non ha niente da invidiare alle migliori capitali europee con l’imponente Palazzo del Sultano e i forti portoghesi fino alla parte storica della città Mutrhas che delinea particolarmente il morbido ma refrigerato clima che si respira nell’aria, purtroppo condizionata, e fredda perfino sui taxi;  se devo trovare un paragone è pulita e splendente come la Svizzera. Certo il verde manca, ma anche qui si stanno attrezzando e a farla da padroni sono proprio gli immigrati provenienti da Bangladesh, Pakistan, India, Africa, inclusi in una forza lavorativa tra le più sorprendenti e pagate del mondo. Sono loro a tenere a lustro fontane, sorgenti, giardini e musei. Muscat con il suo porto il Souq (mercato arabo), la Grand Mosque Sultan Qaboos, le montagne che incombono intorno, fa di questa città una delle più belle città del mondo. Anche i pochi fiumi le cui sorgenti vengono da alti picchi, tra canyon facilmente percorribili come il Wadi Shab a pochi chilometri da Ras al Sadd, si trovano immersi in percorsi suggestivi e indimenticabili. Così come la magia di una notte stellata a guardare tartarughe giganti che depongono centinaia di uova nella riserva di Ras al Hadd, pur sapendo che pochissime arriveranno a termine, perché facile preda di volpi di mare, gabbiani, granchi giganteschi.

Ecco, questo è l’Oman con spiagge indimenticabili, turismo molto rado, acqua che niente ha da invidiare alla Sardegna o alla Sicilia, ma non sarebbe nulla senza il fascino del deserto, quello di Bidyah dalle altissime dune e la possibilità di trascorrere notti magiche al cospetto di un firmamento unico nella sua immensa bellezza.
Ma anche quello che c’è a sud di Salalah, a Ubar tappa fondamentale sulla via dell’incenso, ai confini con lo Yemen, fatto da colline di sabbia, dune altissime dalle sabbie rosse, fino al porto di Kor Rori uno dei siti archeologici, sulla via del frankincense, dove si possono ammirare reperti storici tra i più antichi dei regni sudarabici.
E qui, sul litorale, nei mesi in cui una pioggerelle fine ma intensa rinverdisce le palme di cocco e le montagne più ammirate anche il sito archeologico Al Balid, fino a raggiungere la lunghissima spiaggia Mughsail, coi suoi turbolenti soffioni naturali. Che dire? L’Oman, rimane comunque un pezzo d’Africa, e quindi un frammento di cuore, che sembra essersi staccato e neanche per intero dalla Rift Valley (forse) milioni di anni fa.

 

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Pubblicato il 14 Maggio 2019
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