Più tutele ai dipendenti pubblici contro le aggressioni
I lavoratori della polizia locale, servizi sociali, sanità e anagrafe sono i più esposti alle aggressioni degli utenti. La Fpl Uil ha proposto due disegni di legge, uno regionale per la sanità e uno nazionale per tutti gli altri comparti

L’allarme lo aveva lanciato un anno fa l‘Agenzia europea per la salute e la sicurezza sul lavoro, secondo cui, tra i fattori di rischio a cui potrebbero andare incontro i dipendenti statali, erano in aumento la violenza e l’aggressione da parte di utenti e clienti negli uffici pubblici, in particolare nella sanità, nei servizi sociali e nella scuola. Si tratta di settori dove la presenza di categorie problematiche espone il lavoratore statale a reazioni sia di tipo verbale che fisico. (nella foto da sinistra: Antonio Massafra, segretario provinciale Uil, Lorenzo Raia e Daniele Ballabio della Fpl)
La Fnp della Uil si è fatta promotrice di un’iniziativa per presentare due disegni di legge, uno a livello regionale e uno a livello nazionale, per tutelare i dipendenti pubblici dalle aggressioni che si verificano sul posto di lavoro. «Il disegno di legge regionale – spiega Daniele Ballabio segretario regionale Fpl Uil Lombardia – riguarda il personale sanitario, infermieristico e medico, degli ospedali pubblici e privati, considerato che la sanità è di competenza delle regioni. Mentre il disegno di legge nazionale, riguarda la tutela dei lavoratori degli enti locali».
I disegni di legge introdurrebbero una serie di tutele per chi subisce un’aggressione che vanno dall’assistenza legale al riconoscimento delle spese mediche, dal recupero psicologico e fisico a una nuova indennità per i dipendenti esposti ai rischi di aggressioni. Si danno quindi sostegni ai lavoratori e un riconoscimento concreto evitando una perdita di salario accessorio in caso di assenza a causa di un’aggressione sul posto di lavoro. «L’infortunio ha un diverso regime rispetto alla malattia – prosegue Ballabio – In questi casi l’aggredito deve pagarsi un avvocato, le spese mediche a cui si deve aggiungere una perdita economica in genere legata all’assenza, spese che attualmente in caso di aggressione non vengono riconosciute al dipendente».
Si parla soprattutto, ma non solo, di personale sanitario e sociale, e polizia locale. Oltre alle ricorrenti aggressioni al personale dei Pronto soccorso, una categoria particolarmente a rischio sono gli assistenti sociale. Si stima infatti che il 15 per cento dei lavoratori di questa categoria abbia subito almeno una aggressione nella corso della vita lavorativa.
«Con la crisi economica – conclude Lorenzo Raia segreteria provinciale Fpl Uil – si è creato un contesto sociale che ha aumentato le situazione di rischio. Se per la polizia locale è un rischio che dipende anche dal tipo di lavoro svolto, lo stesso non può dirsi per i dipendenti di un ufficio anagrafe. Eppure di fronte a particolari situazioni di disagio anche loro sono stati colpiti da aggressioni verbali e fisiche».
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