I genieri di Samarate che montano ponti in tutta Italia

Nati dall'esperienza di un ex militare di leva, hanno realizzato cinquanta ponti. In condizioni d'emergenza, chiamati spesso dai sindaci per risolvere magagne spuntata d'improvviso nella fragile Italia di montagna e campagna. Ora Regione Lombardia li prende a modello

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È una specializzazione unica in Italia, se non in Europa: un nucleo in grado di costruire un ponte nel giro di pochi giorni, montando in poche ore una struttura in ferro. Parliamo dei Genieri di Lombardia, di base a Samarate, che utilizzano i ponti “tipo Bailey”, strutture di derivazione militare.

«Mio padre era sottotenente del Genio Pontieri, fa ponti dal 1958: da giovane ufficiale di leva l’hanno mandato su in Val Trebbia a montare 200 metri di ponte» spiega Iuri Valter De Tomasi parlando del padre Gualtiero De Tomasi, prima “anima” di questa insolita associazione che ora si vuole inserire in pieno nel sistema di protezione civile.

In questi mesi tra primavera e inizio estate si sta svolgendo a Samarate il primo corso per volontari di Protezione Civile, per creare un vero nucleo operativo da affiancare agli specialisti dell’associazione Genieri di Lombardia: la Regione l’ha riconosciuto nella formazione triennale della ProCiv, che mira appunto a valorizzare le specializzazioni operative. Il primo corso ha coinvolto 32 volontari da Cantello, Saronno, Albizzate e altre sezioni comunali di PRoCiv.

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Un momento del corso che ha coinvolto diversi volontari della provincia

Docenti del corso: De Tomasi e i suoi istruttori, che negli anni hanno lanciato «cinquanta ponti, in Lombardia, in Toscana, in Liguria».  Il più difficile, quello che citano tutti, è il ponte in località “Proteggi i passanti” a Ceto, in Valcamonica, crollato nel 2013 e ricostruito nel 2014 appunto dai genieri: «Quaranta metri di lunghezza, su ottanta metri di strapiombo, con solo cinque metri di spazio laterale: montavamo un pannello alla volta e ci siamo inventati una pretrave per manovrarlo» racconta De Tomasi. L’intervento ha consentito di riaprire l’accesso alla Val Paghera, area di alpeggi e turismo montano.

Altri ponti Bailey sono stati realizzati di recente a Pontremoli in Lunigiana, a Montevarchi, nel Senese tra Buonconvento e il paesino di Bibbiano. O ancora a Torriglia, provincia di Genova, per rendere raggiungibile un gruppo di case altrimenti isolato dopo l’ultima disastrosa alluvione. In molti casi il ponte rimane in opera a lungo: i pezzi che costituiscono i ponti («come un gigantesco Meccano») sono stati acquistati dalla stessa associazione, così come è stato comprato con risorse proprie il mezzo operativo speciale usato in cantiere.

Tra i ponti ancora in opera ce n’è anche uno realizzato su una strada locale alla Certosa di Pavia, per sostituire un ponte lesionato dal transito di mezzi pesanti. Qui l’orgoglio dei genieri è stata la celerità di realizzazione: «Abbiamo comunicato a montarlo alle 10 di sera, alle 6 del mattino l’avevamo già varato» dice Lucia Zavataro, fiorentina di Firenze, che però da anni fa parte dei genieri di Lombardia.

Di volta in volta l’associazione viene chiamata da Regione Lombardia, ma anche da singoli sindaci che hanno bisogno di risolvere la grana di qualche frazione isolata e che – in questo Paese con un territorio fragile e complesso – trovano aiuto nella altrimenti (ai più) oscura Samarate.

 

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 01 Luglio 2019
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