L’uomo come connessione in mostra al Sestante
Opere artistiche e fotografiche che esplorano l’uomo e la corporeità in tutte le sue sfacettature sono in mostra al Fotoclub Il Sestante a Gallarate

Scatti analogici di linee curve di corpi sinuosi, particolari di occhi, labbra e nudi – integrali e non –. L’utilizzo del giallo in tutte le sue sfumature per rappresentare la vecchiaia che, con l’opacità e l’ingiallimento della pelle, si impossessa della propria carne. Sono i lavori in mostra al Sestante di Gallarate, in via San Giovanni Bosco, in mostra da venerdì 12 luglio a mercoledì 25 luglio.
“Homo Sum” è la III edizione del progetto unico tra fotografo ed artisti delle due associazioni gallaratesi, Il Sestante Fotoclub e l’Associazione Artistica 3 Alfa.
«Ringrazio tutti gli artisti e coloro che hanno lavorato all’allestimento. È il terzo anno consecutivo che noi de Il Sestante collaboriamo con l’Associazione Alfa», ha detto Salvatore Benvenga all’inaugurazione di venerdì 12, un po’ spiaciuto per l’assenza di esponenti dell’amministrazione gallaratese, visto che «in questo progetto sono coinvolte ben due associazioni culturali della città, ed è raro, di questi tempi».
«Ringrazio Il Sestante per l’ospitalità», ha commentato Massimo Massarelli (presidente di 3 Alfa), «quest’anno abbiamo nuovamente accettato l’invito a partecipare al progetto congiunto, anche se all’inizio abbiamo trovato qualche difficoltà nell’interpretazione del tema, che può essere profondo o più leggero».
Ogni artista ha letto, interiorizzato ed espresso a modo suo, secondo la propria sensibilità, il tema dell’uomo su tela e con vari strumenti, affrontando «singolarmente ciò che gli stava più a cuore», ha spiegato Massarelli. Da qui la varietà dei soggetti, come la rappresentazione delicata – ma a tratti sofferente – della senilità di un uomo, della morte («andando oltre il mero concetto, cercando anche di superarla») o della parte più intima e nascosta del corpo.

La parte più sorprendente, però, ha rilevato il presidente è stato rilevare che «all’umano non si rimane indifferenti, perché ognuno ha bisogno dell’altro»: per questo molte opere raffigurano la famiglia o l’amore, e, quindi, non solo un corpo, ma una sorta di condivisione. Il corpo, quindi, inteso come mezzo di comunicazione e di conoscenza con l’altro.
Lo stesso allestimento «un po’ improvvisato», spiegano i due presidenti, non presenta fotografie e quadri separati nettamente, bensì interposti tra di loro. Poi, alcune opere sono appese, altre, invece, sono sui cavalletti, altre ancora su tela o su una superficie trasparente, «in modo da comunicare tra di loro»: così, mentre l’osservatore sta osservando le pennellate di un occhio sulla tela trasparente, potrà contemporaneamente scorgere le altre opere d’arte e, perché no, anche qualche altro curioso come lui. «Tutto ciò combatte l’individualismo, un male che si pensava fosse stato debellato in tempi molto bui, ma che, invece, sta prepotentemente tornando», ha concluso Benvenga.
La mostra è aperta fino al 25 luglio.
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