“La cultura come integrazione”, la missione della Confederazione islamica della Lombardia
L'obiettivo della Confederazione Islamica lombarda è quello di un dialogo con le istituzioni e con gli altri credo religiosi. Per farlo organizza incontri e convegni, come quello all'Università dell'Insubria. Tanti gli ospiti, tra cui consoli ed ambasciatori.

«Mi definisco credente praticante con un margine ancora da sviluppare. Si tratta di una questione identitaria, in qualità di giovane ragazza italiana di religione islamica», racconta Ihsan Boularahjane, che, insieme a Hicham Sadouk, è nella giovanile della Confederazione islamica della Regione Lombardia ed organizzatrice del convegno “Il ruolo della religione nella formazione dei giovani” di martedì 8 ottobre 2019 all’Università degli studi dell’Insubria.
«Il percorso che stiamo intraprendendo, insieme alla federazione, è quello di trovare una coincidenza tra la nostra fede ed il nostro paese», continuano i due ragazzi. Ihsan vive a Cassano Magnago è studentessa di Giurisprudenza a Varese, mentre Hicham, di Cavaria con Premezzo, è laureato in Ingegneria: due figli di emigrati, nati in Italia ed appartenenti alla cosiddetta “seconda generazione”, che, come molti millennial, sono impegnati all’interno della loro comunità religiosa.
Ma cos’è la Federazione islamica italiana (Cii)? «È l’istituzione italiana cui fanno riferimento oltre 550 centri in tutta Italia, che si impegna a dialogare con lo Stato italiano e la regioni: in tutta Italia hanno aderito diciannove regioni, l’ultima è stata la Sicilia». La Federazione ha una struttura piramidale in modo da avere una rappresentanza concreta sul territorio italiano: così quasi ogni regione italiana ha una confederazione e Ihsan e Hicham sono attivi in quella lombarda, presieduta da Hamid Khartaoui, da più di vent’anni impegnato sul territorio della Provincia e a Milano. «L’obiettivo – spiegano i tre – è quello di farci riconoscere come centri culturali Islam in Italia, insieme a quello di stabilire un’unica linea guida di Islam moderno, il più possibilmente vicino al pensiero europeo e ben contestualizzato»: associazione apolitica, dunque, che si pone come interlocutrice radicata nel territorio tra stato e religione. La Federazione svolge anche il ruolo di regolamentazione del ruolo dell’Imam e dell’interpretazione del testo sacro, «in modo che i nostri Imam siano riconosciuti “ufficialmente” come i preti per la Chiesa; così si eviterebbe anche che qualcuno si improvvisi interprete del Corano, magari estremizzando i nostri precetti».
«Si tratta solo di essere riconosciuti come tali e avviare qualche step di riconoscimento o integrazione, come la validità davanti allo Stato italiano del matrimonio religioso – senza doversi quindi sposare una seconda volta in comune – oppure la possibilità di praticare la circoncisione in qualche centro clinico convenzionato (e non solo negli ospedali, dove il prezzo per l’operazione è alto), affinché non si ripetano alcuni casi di operazioni clandestine che mettono a rischio la salute dei bambini». Anche il comune di Milano – continua a raccontare il presidente – è molto collaborativo e ricettivo dei bisogni della Confederazione: «Hanno partecipato per attivare le stanze del silenzio (ovvero i luoghi di culto nelle stazioni, negli ospedali o nelle carceri per tutti i credenti, indipendentemente dalla religione, ndr), molto importanti per la promozione dell’assistenza spirituale in vista della pluralità. Ricordo che quasi trent’anni fa mi trovavo all’aeroporto di Ginevra e volevo pregare, quando un poliziotto mi ha visto e mi ha indirizzato verso la stanza del silenzio, dicendomi che era per tutti quelli che volevano pregare». Queste stanze, poi, sarebbero un altro motivo di incontro culturale e religioso importante per diversi fedeli di tante comunità religiose diverse sul suolo italiano.
«I ragazzi, poi, – spiega il presidente – hanno un ruolo centrale come soci della Confederazione: loro sono il tramite tra noi soci anziani, le istituzioni ed il territorio, arrivano molto prima di noi adulti su certe cose perché, a differenza nostra, sono nati in Italia e si sentono italiani».
Proprio a questo lavorano instancabilmente i volontari della confederazione, promuovendo ed organizzando incontri e convegni in modo da suscitare sempre un dialogo con l’altro da sé, sia laico sia appartenente ad un’altra religione: grazie alle associazioni impegnate nel sociale, poi, sono riusciti ad incontrare anche i più piccoli collaborando con le scuole («con loro, poi, è molto più semplice parlare e spiegar loro cos’è veramente l’Islam, perché non hanno nessun tipo di pregiudizio», continua Hicham).
«Il dialogo, sia con le istituzione del territorio, sia con quelle degli altri credo religiosi, è molto facile: il sindaco di Varese, Davide Galimberti, insieme al prefetto, si è subito dimostrato disponibile ed interessato quando gli abbiamo proposto il convegno», spiega Khartaoui. Non è certamente il primo degli eventi organizzati a scopo informativo e dialogico: nel 2017 a Como era stata la volta di “Religione e cittadinanza plurali: riflessione tra le due sponde del Mediterraneo” (dove erano intervenuti Paolo Naso della Sapienza di Roma e Massimo Capanini dell’Università di Trento), dall’impronta prettamente didattica ed esplicativa, con uno sguardo a tutta la realtà europea. «Questo, seppur il primo ad essere ospitato nelle aule universitarie, è stato proprio pensato per i ragazzi, senza un’impostazione da tipica lezione universitaria frontale», spiega Ihsan.
«L’Italia trarrebbe beneficio da questa situazione regolamentata: noi vogliamo fare tutto alla luce del sole. Solo tramite questo riconoscimento si evitano i problemi ed i fraintendimenti religiosi-culturali come spesso, purtroppo, accade». Con il convegno alle porte, la speranza, quindi, degli organizzatori è che la partecipazione sia alta, così come l’interesse di molti giovani di culture e fedi diverse, che si riconoscano simili in quanto giovani italiani e con una fede religiosa: «Solo con la cultura e la disponibilità al dialogo ed al confronto ci sarà la possibilità di un incontro che vada verso i nostri obiettivi».
IL PROGRAMMA
h. 9.30: Saluti istituzionali. Alessandro Ferrari (direttore del centro di ricerca Redesm), Bouzekri Raihani (console del Marocco di Milano), Youssef Balla (ambasciatore del Marocco), il sindaco di Varese Davide Galimberti, Mustapha Hajraoui (presidente Cii) e Hamid Khartaoui (presidente Cir).
h 10.00: Convegno “Giovani e responsabilità di fede”, introduzione di Giovani Angelucci (“Giovani e religione: parlare di religione nella società”), moderato da Ihsan Boularahjane. Relatori: Hamid Zariate (Imam e medico di Biella) e la mediatrice Noura Amzil.
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