“L’elemosina non fa bene a chi la riceve”, i frati di Busto contro l’accattonaggio
Da giorni in città si dibatte sul cartello affisso sulla porta del convento che invita a non dare soldi ai senza tetto che gravitano nella zona. Fra Silvestro:"Così non li aiutate"
Da tempo attorno alla chiesa dei Frati circolano alcuni personaggi che chiedono l’elemosina come lavoro. Iniziano al mattino presto e se ne vanno la sera, attorno alle 19. Questa situazione è stata tollerata per lungo tempo dai frati minori che abitano il vicino convento ma da metà novembre hanno deciso di provare a mettere un freno al fenomeno. Come? Con un cartello che ha lasciato molti bustocchi a bocca aperta perchè il testo chiede di non dare soldi ai mendicanti.
Frate Silvestro Arosio, responsabile della piccola comunità religiosa, spiega il motivo di questo gesto: «Fare la carità può sembrare un modo facile di aiutare chi ne ha bisogno senza doversi impegnare più di tanto. Noi qui ogni giorno diamo un pasto caldo ad un numero di persone che varia dagli 80 ai 100 e collaboriamo con Caritas, San Vincenzo e altre realtà caritatevoli».
Per Fra Silvestro, che per alcuni anni ha lavorato in comunità, «questo modo di aiutare non è sempre positivo perché chi ha una dipendenza che sia dall’alcol, dalla droga o dal gioco non starà meglio se gli diamo dei soldi. Serve tempo, pazienza e un accompagnamento verso una comunità di recupero».
Il frate pensa anche ai tanti minori che ogni giorno passano da quella strada per andare in oratorio o a catechismo: «Ogni giorno si ritrovano con persone che hanno un in mano un cartone di vino o uno spinello. Non credo siano esempi positivi per loro». Il fenomeno è in crescita e fra Silvestro ha contato almeno cinque persone fisse che stazionano tra la chiesa e il convento tutti i giorni: «Possibile che una donna di 40 anni sia qui ogni giorno dalla mattina alla sera e non impegni il suo tempo a trovare un lavoro? Questo mi domando ogni volta e credo che, se ogni giorno trova qualche persona disposta a dargli dei soldi, continuerà a stare lì».
L’unico appunto che il frate accetta è il tempismo, siamo sotto Natale e il messaggio rischia di essere travisato: «In realtà il cartello è lì da novembre ma solo da qualche giorno se ne sta parlando. Ne avevo visto uno simile davanti ad una chiesa di Milano e ho pensato che fosse una cosa positiva da ripetere anche qui. Forse si poteva decidere di metterlo in un altro momento dell’anno ma la sostanza non cambia. Io sono un frate minore e come un fratello mi prendo la responsabilità dell’altro».
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