I castelli di Cannero visti da Palazzo Verbania

Ultimo baluardo del Patrimonio Borromeo, situati a trecento metri circa dalla sponda occidentale del lago Maggiore i Castelli rinascono a nuova vita nell’ambito di un imponente progetto di recupero

Avarie

Domenica 16 febbraio a partire dalle ore 18.00 presso Palazzo Verbania di Luino si terrà la presentazione del volume “I Castelli di Cannero, la rinascita della Vitaliana”, pubblicato da Scalpendi Editore, con il sostegno di Intesa Sanpaolo.

In questa occasione presenzieranno il responsabile del Domenicale del Sole 24 Ore Marco Carminati con Salvatore Simonetti, architetto e autore del progetto di recupero.

“I castelli di Cannero sono il punto di fuga della prospettiva del panorama visto da Luino, un approdo storico per le piccole imbarcazioni di bagnanti in cerca di fondali trasparenti. – commenta l’Assessore allo Sviluppo Economico Alessandra Miglio – Sono però anche una grande opportunità per il turismo del Nord Verbano. Sarebbe grandioso fare
squadra e progettare un nuovo itinerario per il Lago Maggiore“.

Ultimo baluardo del Patrimonio Borromeo, situati a trecento metri circa dalla sponda occidentale del lago Maggiore, tra i comuni di Cannero e Cannobio, i Castelli rinascono a nuova vita nell’ambito di un imponente progetto di recupero che intende restituirli alla collettività aprendoli al pubblico entro i prossimi 3 anni.

Gli autori Lorena Barale, archivista Borromeo, Marco Carminati, giornalista de Il Sole 24 Ore ed esperto di arte medievale, Francesca Garanzini, Soprintendenza archeologica del Piemonte, Paolo Lampugnani, archeologo, e Salvatore Simonetti, architetto e autore del progetto di recupero, hanno dato vita a un testo articolato dove le diverse anime degli studi realizzati compongono un quadro completo del passato e del futuro dei Castelli di Cannero.

Nel primo capitolo “Per una storia dei Castelli di Cannero”, Marco Carminati ripercorre le intricate vicende della fortezza. Dalla morte nel 1402 di Gian Galeazzo Visconti all’incertezza politica del ducato che consentì ai briganti Mazzarditi di invadere Cannero e gli scogli non lontani dalla riva, dove edificarono una piccola rocca, la Malpaga che il 6 ottobre del 1519 lasciò il posto alla Rocca Vitaliana. È l’insediamento di Lodovico Borromeo e l’inizio della storia dei Castelli di Cannero sotto lo stemma della Casata milanese.

Facile bersaglio in caso di attacco e indebolitasi a causa di una cattiva amministrazione, la Vitaliana fu nei secoli abbandonata e divenne asilo di contrabbandieri, rifugio di pescatori, sede di una zecca clandestina e poi attorno al 1645 agrumeto e conigliera della casata. Nella seconda metà dell’Ottocento i Castelli si avviarono a divenire un romantico rudere fonte d’ispirazione per pittori,scultori e poeti. Tuttavia, nel tempo non persero il loro fascino: la principessa di Galles, nel 1815, li avrebbe voluti trasformare in residenza estiva; Garibaldi nel 1848 vi trovò rifugio durante la sua fuga verso la villa dell’amica Laura.

Nel secondo capitolo “I Castelli di Cannero” vengono esaminati da Paolo Lampugnani attraverso gli studi approfonditi di tutte le strutture e dei loro cambiamenti – il mastio, gli alzati, i loggiati, le mura, le corti e le torri – perché solo “il riconoscimento di queste trasformazioni e la loro corretta interpretazione si pongono alla base della conoscenza delle vicende di ogni edificio”.

Un’approfondita indagine archeologica e una scrupolosa ricerca d’archivio proseguono nei capitoli redatti da Francesca Garanzini, Paolo Lampugnani e Lorena Barale da cui è stato possibile risalire alla prima acquisizione del castello e i successivi cambi di proprietà, la custodia, le fasi altalenanti di degrado, l’occupazione garibaldina, fascista, la legislazione novecentesca e i primi tentativi di rinascita e reimpiego.

Esigui i reperti rinvenuti: piatti, scodelle e vasellame di utilizzo comune della fine del XV e inizio XVI secolo, materiali di rappresentanza con gli stemmi nobiliari Borromeo o Visconti, qualche palla di cannone, un paio di dardi, una moneta veneziana coniata prima del 1521 che sottolinea i rapporti tra il ducato di Milano e la Serenissima, un copri bottone di età napoleonica in bronzo.

Un sarcofago in serizzo di forma rettangolare affine a quelli del palazzo della Ragione di Cannobio databile tra il II e il III secolo dopo Cristo è sicuramente il ritrovamento più insolito e che ha richiesto maggiori sforzi di interpretazione fino all’ipotesi di una necropoli romana esistente sulla terra ferma.

Con l’ultimo capitolo, scritto dall’architetto Salvatore Simonetti “Il tempo della Vitaliana”, siintroduce l’ambizioso e imponente progetto di recupero, fortemente voluto e promosso dalle ultime tre generazioni della famiglia Borromeo. Un progetto che è salvaguardia di una rovina e garanzia “dell’immortalità della materia”, senza processi di ricostruzione “che negherebbero la sua dimensione storica”.

Partendo da questi principi, i Castelli di Cannero saranno uno spazio in cui sarà possibile – anche a persone con disabilità – rivivere la vita del Cinquecento, le battaglie, conoscere i personaggi illustri che vi sono passati. Il percorso di visita riguarderà la corte Malpaga e la corte Vitaliana e comprenderà un percorso a cielo aperto, recuperando il sistema degli antichi percorsi di ronda.

All’interno della Corte Vitaliana sarà visitabile l’antica cappella con pareti e volta a crociera dipinti a fresco, databile al 1526. Sarà inoltre previsto il recupero funzionale dell’antica limonaia e attraverso una scala sarà possibile salire in sommità alla torre per godere di un punto di vista impareggiabile sul lago e il territorio. All’interno della torre sarà allestita la seconda parte museale che intende far conoscere i protagonisti delle vicende costruttive, politiche e sociali mediante apparati multimediali di immediata fruizione.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 07 Febbraio 2020
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