La proposta di Invidia: “Chiudiamo noi il confine con la Svizzera”
La proposta del deputato del Movimento 5 Stelle che chiede la chiusura della frontiera con la Svizzera: "Le mezze misure non funzionano"
“Credo che si potrebbe considerare la chiusura completa del confine. A questo punto credo sia la cosa migliore da farsi“. È questa la posizione di Nicolo Invidia, deputato del movimento 5 stelle. Invidia precisa anche “nessun allarmismo ma faccio alcune considerazioni a riguardo”.
Per prima cosa “la Svizzera ha già chiuso molti confini oggi, lasciandone aperti 13, dando poco spazio alla prefettura per organizzarsi e infatti si sono creati disagi pesanti per i lavoratori (domani sarà la stessa cosa)”. Poi “molti frontalieri online e sui giornali si sentono come carne da macello per l’economia svizzera, viste anche le dichiarazioni delle autorità bernesi che dichiarava apertamente di aver chiesto all’Italia il proseguio delle attivitià lavorative e vorrebbero poter restare a casa. Questa è la percezione generale ed è chiesta a gran voce e la supporto”.
In questo contesto “la Svizzera sta facendo pochi controlli sanitari e in questo momento ci sono in Ticino molti casi positivi, più che nei territori di Varese e Como messi insieme: alla fine loro continuano ancora a lasciare tutte le attività commerciali aperte, con i relativi rischi” e “si stanno rischiando anche discriminazioni nei confronti degli italiani, non solo per i maggiori controlli che subiscono ma anche per i primi segni di razzismo che la popolazione locale sta mostrando e che vengono riportati online”. “Le istituzioni del canton Ticino chiedono la chiusura -ricorda Invidia- a questo punto solo Berna continua a propendere per l’apertura, ma alla fine questa opzione oltre che essere poco sicura è anche anti-economica sul lungo periodo”.
Per tutti questi motivi “secondo me si potrebbe chiedere la chiusura totale dei confini e quindi di lavorare in smart working per la maggior parte del personale, la cassa integrazione straordinaria (o alternative simili) per i frontalieri del settore secondario e il permesso di lavoro per il personale medico (circa 2000 frontalieri sul totale)”. Occorrerebbe poi “considerare oltre al controllo dei doganieri, quello della Croce rossa per un check sanitario sulle poche persone che rimarrebbero a passare. Se diamo priorità alla sicurezza, diamo priorità alla stessa economia sul medio periodo. Le mezze misure non pagano, e infatti ci sono delle regole draconiane in tutta Italia, non vedo perchè i territori di confine dovrebbero sottrarsi a questa condizione“.
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