“Scuola on line: un po’ di organizzazione non guasterebbe”

Le riflessioni di una mamma di quattro figli su queste giornate confuse, che potrebbero insegnare qualcosa nel futuro 

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Coronavirus, scuole chiuse, buona volontà e poca organizzazione da parte del ministero: pubblichiamo le riflessioni di una mamma di quattro figli su queste giornate confuse, che potrebbero insegnare qualcosa nel futuro 

Gentile direttore,
in questi giorni insoliti e con quattro figli a casa – tutti in salute per fortuna – vorrei condividere con lei e i suoi lettori una riflessione.

Il sistema di contenimento dei contagi e la risposta che la nostra sanità, pur sotto pressione, sta mettendo in atto in questi giorni ci dice una cosa: il sistema sanitario è pronto alle emergenze, perché consideriamo la salute un bene primario e da tempo la scienza ci ha dato regole e strumenti per situazioni come queste.

Ma la risposta che la scuola sta dando a questa necessità di isolamento, non è altrettanto strutturata. La nostra scuola non era e non è pronta a reagire ai cambi di programma: si muove in maniera scomposta, non esistono protocolli adeguati, ciascuno agisce come può e come riesce, al netto della buona volontà di tutti. La scuola si muove lentamente, e se sotto certi aspetti è certamente un bene non sottoporre l’apprendimento alla stessa frenesia che imponiamo alla nostra vita quotidiana, dall’altro questa situazione deve insegnarci qualcosa per il futuro.

In casi come questi forse, un po’ di autonomia in meno e un po’ di organizzazione in più non farebbe male alla scuola. Se le tecnologie ci sono, non vi è dubbio, il come usarle rimane per la scuola una vaga e imprecisa idea, sia nella scuola primaria che in quella secondaria. E’ certo che molti docenti si sono da subito dati da fare per trovare soluzioni alternative, ma è proprio questo il punto: se l’istruzione è un bene primario, esattamente come la salute, non può essere lasciato alla libera iniziativa dei singoli.

Video o audio lezioni, compiti e correzioni via email, indicazioni via chat; alla peggio un maestro in tv al posto dei cartoni del mattino per i più piccoli? Ci sono svariate possibilità e certamente organismi ed istituzioni atte ad identificare le migliori, ma per metterle in atto serve un protocollo di azione chiaro e preventivo.

Del resto le situazioni di interruzione scolastica sono molteplici, sebbene non su tutto il territorio nazionale: ad ogni evento avverso ed imprevedibile le scuole chiudono per pochi o tanti giorni in qualche parte d’Italia.

Dal Ministero nessuna idea è giunta neppure sul come riorganizzare il lavoro del personale in generale e del corpo docente in particolare. Se le lezioni di classe sono sospese, cosa impedisce ad un docente – appurato lo stato di salute suo e dell’alunno – di fare lezione individuale, magari cogliendo l’occasione di supportare quegli alunni che hanno maggiori difficoltà e che in situazioni come queste risultano ancora più penalizzati? Comprendo perfettamente che senza una specifica autorizzazione, nessun maestro lo possa fare: ma la scuola nel suo complesso, partendo dal Ministro e passando per le mani di ciascun dirigente scolastico, può trovare gli strumenti amministrativi e giuridici più adatti.

Se oggi la scuola non è pronta, può esserlo in futuro, a partire da questa esperienza. Il problema non è perdere un anno scolastico – cosa che comunque è già stata esclusa da tutti – ma dirci quanto vale la scuola per noi. Si potrebbe iniziare dal recuperare almeno una parte dei giorni persi nel più semplice dei modi, prolungando di qualche settimana l’anno scolastico: un segnale anche per dire ai ragazzi che la loro istruzione insieme alla loro salute è il più importante ambito di investimento di questa società.

Elena Castiglioni

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 09 Marzo 2020
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