I consiglieri Pd: “Non esiste fase 2 senza un piano che metta in sicurezza i lombardi”
"Nella sola Lombardia ci sono stati il 10% dei morti per Covid-19 di tutto il resto del mondo". Parte da questa considerazione la risoluzione presentata oggi dal PD in Consiglio regionale della Lombardia, alternativa a quella della maggioranza a guida Lega
“Nella sola Lombardia ci sono stati il 10% dei morti per Covid-19 di tutto il resto del mondo”. Parte da questa considerazione la risoluzione presentata oggi dal PD in Consiglio regionale della Lombardia, alternativa a quella della maggioranza a guida Lega.
Secondo il Pd “Gli 11mila morti ufficiali, in questi due mesi di epidemia, sono peraltro largamente sottostimati, perché la Regione si è concentrata sul trattamento dei casi ‘critici’, con un tracciamento insufficiente dei pazienti positivi che non necessitavano di ricovero, la sottovalutazione di nuovi focolai – come è accaduto in provincia di Bergamo – oltre alla mancata difesa delle strutture ed aree più fragili (Rsa, periferie popolari, anziani soli, ecc.)”. Non c’è stata la capacità di difendersi, soprattutto di difendere il personale sanitario e parasanitario, e “ciò ha reso gli stessi ospedali luoghi a rischio se non focolai essi stessi”.
Secondo i consiglieri di opposizione “La mancanza dei tamponi, l’incapacità di aumentarne il numero giornaliero, l’opacità dei dati e la debolezza, strutturale in Lombardia, della medicina territoriale hanno reso impossibile la lotta del virus sul territorio”.
Fatte queste premesse, PD e +Europa fanno una serie di proposte di cambio di strategia e di adozione di strumenti: un Piano di sanità territoriale e un Piano di Sviluppo Economico.
“Il primo passo – spiegano – è la nomina di un commissario che organizzi e strutturi il piano territoriale di Diagnosi, Cura e assistenza domiciliare coordinando ATS, Medici di medicina generale, Pediatri di libera scelta, Unità speciale di continuità assistenziale e servizi sociali dei Comuni al fine di arrivare ad una completa sorveglianza sanitaria su tutta la regione che gestisca la presa in carico territoriale dei cittadini”.
Il piano, gestito dal commissario, dovrà prevedere: “che si facciano i tamponi rino-faringei a tutti i sanitari esposti a maggior rischio, ad ospiti e personale delle RSA, a tutti i malati che presentino infezione respiratoria acuta, che tutte queste categorie siano dotate di dispositivi di protezione; che si incrementi esponenzialmente la capacità di fare tamponi, autorizzando nuovi laboratori e, se necessario, obbligando in via autoritativa i laboratori privati a processare i test; che si facciano test sierologici, validati dall’Istituto Superiore di Sanità, a tutti i lavoratori che svolgono servizi essenziali e poi a tutta la popolazione lombarda; che si aumentino le Unità speciali di continuità territoriale fino al numero previsto dalla normativa nazionale, che si mettano i medici di medicina generale in condizione di operare in sicurezza, con protezioni e telemedicina; che si sanifichino tutti gli ospedali e le RSA”.
“Ogni giorno di lockdown in più cresce il danno economico che tutti insieme subiremo e dovremo fronteggiare – spiega il consigliere regionale del Pd Samuele Astuti – ma ogni progetto di riapertura non può prescindere da un serio piano di lotta al virus sul territorio, perché è lì che lo si può fermare ed è lì che la Regione ha finora fallito. Abbiamo delineato un piano che prevede tamponi, test sierologici, distribuzione di dispositivi di protezione e difesa di chi opera a contatto con il virus e di chi è più debole, come gli ospiti delle RSA. La Regione ci ascolti, senza un piano serio di sanità territoriale non esiste alcuna fase 2.”
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