“A casa da metà marzo, in autoisolamento fiduciario, aspetto risposte”
Un lettore racconta la gestione sanitaria della sua famiglia dopo la morte della suocera per Covid. Tra sintomi e richieste, attende risposte anche per poter rientrare al lavoro
Riportiamo la testimonianza di un sospetto Covid, in isolamento fiduciario, che non riesce ad accedere al tampone di controllo
Buongiorno,
passano i giorni, ma la realtà è sempre quella ATS Insubria dorme in piedi.
Anche sui dati dei sierologici il numero rispetto agli istituti è nettamente il più basso. Forse perché sono partiti dopo, ennesima dimostrazione di lentezza.
Non lo dico solo per quello che si legge sui giornali o analizzando gli articoli sul web, ma perché sono stata una delle tante persone che ha vissuto da vicino questa pandemia.
A metà marzo mia suocera è deceduta a causa di una polmonite da Covid-19.
Accertata la positività, dall’ospedale ci dicono di metterci in quarantena, dato che siamo venuti a contatto con lei, e che ci avrebbero a breve contattato per darci istruzioni.
“A breve” per ATS ha voluto dire:10 giorni!
All’epoca 17 marzo non c’erano migliaia di casi nella nostra provincia come in altre zone più martoriate della Lombardia, eppure tanto è passato.
La cosa assurda è che il nostro medico curante è stato avvisato della positività della sua assistita da parte di ATS il giorno stesso che noi siamo stati contattati per la quarantena. Il medico in realtà l’avevamo già informata noi il giorno stesso del decesso e lei stessa ci aveva detto di metterci in quarantena ed aveva informato ATS della situazione e richiesto i tamponi (mai fatti!!!).
Durante questo periodo ho più volte contattato l’ospedale di Busto Arsizio, l’ATS, il sindaco, il medico curante (l’unica che si è mossa per aiutarci) per chiedere informazioni e sapere se era possibile effettuare il tampone, ma la risposta era sempre la stessa: al termine della quarantena si valuterà, al momento non eravamo abbastanza gravi.
Nel frattempo:
– mio cognato aveva febbre a 39 e l’ha avuta per 10 giorni, passata forse grazie alla dose massiccia di antibiotici prescritta dal nostro medico curante
– mio suocero, dell’età di 74 anni, ha avuto febbre a 37.5°C per alcuni giorni. Qualche anno fa era stato operato anche al cuore
– io, soggetto asmatico, ho perso olfatto e gusto per alcuni giorni con mal di gola
– mia moglie ha avuto dei picchi di temperatura della durata di un paio d’ore per 3/4 giorni, perdita dell’olfatto e gusto.
La storia era sempre quella, siete paucisintomatici, non siete gravi vediamo come va dopo il termine della quarantena.
Al 29 di marzo riceviamo il certificato di fine quarantena: abili e arruolati secondo ATS Insubria.
Nessuna indagine, siamo “liberi”. Io mi domando: se abbiamo contratto il virus???
Non è un problema, se deve uscire mascherina e guanti per proteggere gli altri e se stesso.
Già, ma visto che si sa ben poco degli effetti del virus e del tempo in che serve per eventualmente negativizzarlo…
Da segnalare che negli stessi giorni, a padre e figlio Maldini viene fatto il tampone perché non stavano tanto bene. Poverini la loro vita vale tanti SOLDI!!! Non ce l’ho con loro, anzi stimo molto Paolo Maldini per i valori che ha sempre dimostrato, ma è il sistema che non va.
A metà aprile circa (era la sera di Pasqua), con il pieno fiorire dei pollini, inizia l’asma. Non ero molto tranquillo, perché con un virus che colpisce prevalentemente l’apparato respiratorio in giro e forse in corpo non si può mai sapere. Fortunatamente dopo una settimana di antistaminici inizio a respirare.
In quei giorni ho provato a chiedere se non fosse il caso di fare qualche indagine. Risposta: tanto son passati 28 giorni da quando avuto il contatto con il caso Covid accertato, quindi ormai….
A Varese sanno più di tutta la comunità scientifica: considerando che è un virus nuovo di cui si sa ben poco, si basano sulle statistiche che non sono ancora validate.
A fine aprile nasce la necessità di rientrare in azienda per fare dell’attività che non potevo gestire in smart working, modalità in cui mi trovo dal 9 marzo scorso. Il fatto è che il medico competente dopo aver visto il certificato di fine quarantena dice che sarebbe meglio fare il sierologico prima di farmi rientrare. Considerando che sono il RLS e ho partecipato alla stesura del DVR Covid-19, so cosa è stato messo nero su bianco e quindi mi metto in moto per la richiesta.
Leggo sul vostro sito che dal 29 Aprile partono i test sierologici anche sulle persone in quarantena fiduciaria e dico, bene dai che ce la possiamo fare.
Inizio a chiamare il numero verde di ATS e riesco a parlare con l’operatore alle 20:30 circa!
Mi dicono che devo dirlo al medico curante e che comunque secondo loro per il lavoro che facevo non era necessario fare indagini.
Ora: quarantena per contatto caso Covid, dichiarato paucisintomatico (quindi non asintomatico), soggetto asmatico, richiesta scritta da parte del datore di lavoro e secondo loro non è necessario.
Ma si rendono conto che lavorano per un’azienda che dovrebbe tutelare la salute delle persone!
Le assurdità non finiscono: chiamo il medico curante, lo informo della richiesta e mi dice che controlla perché non sa ancora niente della nuova procedura.
La mattina seguente mi richiama dall’ufficio igiene comunale e mi chiedono chi mi ha dato l’informazione dato che non avevano ricevuto comunicazioni da ATS Insubria.
Fornisco le informazioni e da 10 giorni aspetto……….intanto se non posso andare in laboratorio a fare le prove di certificazione qualche azienda aspetterà a commercializzare i suoi prodotti con tutte le conseguenze del caso, per loro e per me.
Questa è la reattività di ATS insubria, che fortunatamente non ha niente a che fare con gli operatori sanitari Ospedalieri che, non solo per sentito dire, ma anche per testimonianze dirette di conoscenti che lavorano in ospedale a Varese, si sono e si stanno facendo i 4 per combattere!
Buona giornata
Alberto
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Sono anche io in attesa di contatto per il tampone. Il mio medico curante mi ha avvertito, lui non avrebbe fatto la segnalazione perchè mi condannava alla reclusione per “non si sa quanto”… io ho avuto sintomi totalmente compatibili con COVID19 e dal 10 finirei la quarantena, mi chiedo se mai sarò chiamato per controllo…mi chiedo anche se ATS Insubria debba ritenersi ancora un’azienda che tutela la salute dei cittadini o semplicemente … un’azienda…che come tante cerca di sopravvivere …