Il dolore della comunità marocchina di Albizzate

Le vittime del crollo di mercoledì pomeriggio erano conosciute in paese, dove vivevano da anni

crollo albizzate

«Ero a casa sua domenica, guardi una tragedia indescrivibile, non ho parole».

La mamma di Walid – il ragazzino che ha assistito alla morte di Fauza, la madre che mercoledì pomeriggio ha perso la vita assieme ai suoi due bambini – non ha più neppure le lacrime agli occhi di una sera in cui il buio è arrivato prima del solito ad Albizzate.

Fauza, che accudiva i bimbi come casalinga. Il marito, meccanico. E i tre bimbi.

Una famiglia come tante in paese, 5300 abitanti, e una cinquantina di appartenenti alla comunità marocchina. Tanti di loro in serata erano dietro ai mezzi dei vigili del fuoco che hanno fatto da barriera, all’imbocco della via Marconi, sul piazzale Sefro dove il martedì si tiene il mercato.

Tutti con le lacrime agli occhi, anche i ragazzini della combriccola che era dall’altra part della strada, dove c’è l’ingresso del Crai e dove uno dei tre figli di questa famiglia si è salvato per miracolo riconoscendo l’amico.

«Abitano ad Albizzate da oltre sei anni, certo che li conosciamo: lavoratori, gente per bene. Siamo sconvolti», dice un padre con in braccio un bimbo di tre anni scalmanato, che vuole vedere e correre oltre la linea posta dai carabinieri della compagnia di Gallarate e del comando operativo di Varese.

Il padre al momento della tragedia non era presente come si credeva in un primo momento.

Ad aiutare il figlio superstite nei primi minuti dopo il crollo è stato proprio il giovane Walid che senza paura di fronte alle telecamere racconta la sua disavventura, forse senza essere consapevole che, grazie al fatto di essersi trovato in quel momento e in quel posto e avendo attirato l’attenzione del giovane superstite, gli ha di fatto salvato la vita.

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Pubblicato il 24 Giugno 2020
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