Centri diagnostici periferici per individuare i pazienti Covid senza intasare i pronto soccorso
Ats Insubria lavora per potenziare l'offerta di cura del territorio. Con i medici di famiglia e le Usca si apriranno degli "hot spot" diffusi dove svolgere gli approfondimenti diagnostici per casi sintomatici
Punti triage avanzato per evitare l’assalto ai pronto soccorso in vista dell’arrivo dell’influenza.
Ats Insubria lavora per avviare, tempestivamente, degli hot spot diffusi a cui inviare pazienti con sintomatologia da coronavirus per attuare gli approfondimento. Si tratterà di realtà sparse sul territorio dove medici delle Usca dotati di ecografo vaglieranno le condizioni del paziente rilevandone i parametri ed effettuando il tampone rapido.
La visita terminerà con il rientro al proprio domicilio se le condizioni sono discrete o se in presenza del virus influenzale, oppure il ricovero in ospedale per pazienti critici.
Il modello è analogo a quello attuato da Areu alla caserma Ugo Mara di Solbiate Olona.
I sospetti Covid+ arrivano e vengono sottoposti a tampone veloce, quindi fanno una visita e l’ecografia al torace. In questo modo, potenziando i presidi territoriali, si vuole evitare l’iperafflusso negli ospedali nei prossimi mesi in cui circolerà anche il virus influenzale.
Al momento si sta costruendo la rete, individuando postazioni baricentriche territoriali. Quindi si lavorerà per costruire la squadra di sanitari e dotarli degli strumenti diagnostici necessari.
Il modello andrà completare l’offerta territoriale con i medici di medicina generale, le Usca, squadra speciali per le visite a domicilio, e l’ADI Covid con infermieri chiamati a casa per fare le prestazioni di cura.
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