Violenza sulle donne: il Garante regionale sostiene la rete multidisciplinare
Sono 27 le reti anti violenza che offrono gratuitamente assistenza psicologica, orientamento giuridico, ospitalità, accoglienza, indirizzamento al lavoro. Nel 2019 i maltrattamenti in famiglia denunciati in Lombardia sono stati 3137 e 947 le violenze sessuali
“La violenza contro le donne si può, e si deve, fermare”. Il forte monito arriva dalla Garante per la tutela delle vittime di reato di Regione Lombardia in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, che si celebra domani in tutto il mondo.
«Le donne vittime di violenza non sono sole – afferma l’avvocato Elisabetta Aldrovandi, ricordando che a livello regionale stiamo – implementando le attività necessarie per la costituzione della rete multidisciplinare tra enti e associazioni maggiormente rappresentativi in Regione Lombardia allo scopo di creare uno stabile collegamento tra le necessità degli utenti e le risposte delle istituzioni e dei diversi soggetti che operano sul territorio».
Un impegno che si aggiunge agli strumenti già attivi da tempo per tutelare le donne maltrattate e vittime di violenze, fisiche e psicologiche: vi sono, infatti, ben 27 reti anti violenza che coprono il 100% del territorio regionale, e che offrono gratuitamente assistenza psicologica, orientamento giuridico, ospitalità, accoglienza, indirizzamento al lavoro.
È importante, sostiene la Garante, «prevenire certe situazioni, cercando di sfuggire a relazioni tossiche e violente, fin dai primi segnali di violenza, anche psicologica. Ma le vittime non possono essere colpevolizzate, bensì devono essere aiutate a recuperare autostima, dignità, indipendenza, libertà». Nel 2019, evidenzia, «i maltrattamenti in famiglia denunciati in Lombardia sono stati 3137 e 947 le violenze sessuali e nel periodo marzo giugno 2020 sono aumentate del 25% le chiamate al numero anti-violenza 1522».
I maltrattanti, aggiunge Aldrovandi, “devono essere adeguatamente puniti, ma anche recuperati con percorsi specifici che accertino la presa di coscienza del disvalore morale e giuridico delle proprie azioni e la piena volontà di riabilitarsi”.
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