Il Consiglio di Luino unanime sulla tutela dei frontalieri

Dopo un lunghissimo dibattito iniziale smussate le diverse posizioni: approvato il testo presentato dalla minoranza

Oltre due ore di dibattito sono servite ad arrivare ad un punto comune sulla difesa dei frontalieri, per stilare un documento condiviso e votato da tutti i componenti del consiglio comunale di Luino che vogliono coinvolgere i parlamentari a non cedere sulla “doppia imposizione“ come tutela dei diritti dei lavoratori italiani in Svizzera ma anche per non rinunciare alla quota di ristorni, preziose risorse per l’economia di confine.

Compito della mozione, in ultimo, anche convincere le amministrazioni dei comuni di confine a sottoscrivere il testo per sottolineare la condizione attraversata dai lavoratori italiani bersagliati sempre più spesso da attacchi politici di alcune parti oltreconfine, vedi Lega dei Ticinesi.

Un testo sofferto, discusso in Commissione senza i rappresentanti del gruppo #Luinesi (della Lega, assente perché in disaccordo sulle presidenze delle assemblee ristrette) che hanno costretto a spostare il dibattito in Consiglio, testo poi emendato dal proponente, il consigliere di minoranza Furio Artoni che ha incassato un risultato politico importante facendo convergere posizioni in disaccordo con quella che portava al dibattito.

Perché una trattazione così lunga attorno a un tema, quello dei frontalieri, che dovrebbe unire il comune di confine?

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I motivi sono da ricercarsi certamente nelle posizioni iniziali di alcuni componenti della maggioranza quasi rassegnati all’avanzato stato di negoziazione dei nuovi accordi che porteranno verso la doppia imposizione, vale a dire a un differente regime a seconda che si tratti di “vecchi“ frontalieri oggi già contrattualizzati, o nuovi assunti.

Secondo il proponente Artoni, invece «il sistema del doppio binario è palesemente anticostituzionale e in contrasto coi principi della Carta», ed è quindi necessario che le amministrazioni interessate si facciano sentire nelle sedi opportune.

Un’attività di “pressione” dei Comuni insomma, su un tema che tra l’altro li riguarda per la questione dei ristorni.

Più volte le posizioni recalcitranti di alcuni consiglieri della maggioranza sono state lette come «una presa di posizione a favore del Governo», oppure di una «resa», secondo le parole del leghista Davide Cataldo.

Alla fine, a sbloccare quello che sarebbe stato un naufragio del testo sugli scogli del disaccordo ci ha pensato l’intervento risolutivo del sindaco Enrico Bianchi il quale pur avendo espressamente specificato che i presupposti alla base dei nuovi accordi sono molto diversi rispetto alle condizioni complessive del mercato del lavoro negli anni Settanta – «quando i frontalieri erano 5 mila, un numero ben diverso da quello odierno» – ha proposto di licenziare la mozione con un voto a favore, per dare piena forza al documento.

L’assemblea ha votato dunque all’unanimità.

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Pubblicato il 19 Dicembre 2020
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