MiFID 2: la direttiva europea a tutela i consumatori

Da qualche anno l’Unione Europea ha introdotto una serie di misure volte a rivoluzionare il settore degli investimenti finanziari, a favore dei consumatori

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Fonte immagine: Pixabay

Da qualche anno l’Unione Europea ha introdotto una serie di misure volte a rivoluzionare il settore degli investimenti finanziari, a favore dei consumatori. La prima novità era arrivata nel 2007 con la MiFID (Markets and Financial Instruments Directive), ossia la direttiva per i servizi e i mercati finanziari che ha imposto maggiore trasparenza sui servizi offerti da banche e società d’intermediazione.

Da gennaio 2018 gli addetti ai lavori hanno dovuto confrontarsi con la seconda versione della direttiva, che rivede in maniera ancora più stringente la comunicazione ai clienti, la formazione del personale e le tecnologie adottate. Una vera e propria rivoluzione volta a tutelare maggiormente i risparmiatori.

Le principali novità:

  • I fondi d’investimento, i fondi pensione e tutti i soggetti operanti nei mercati finanziari devono dotarsi del codice LEI per essere identificabili. Cos’è il codice LEI? L’acronimo sta per Legal Entity Identifier, un codice alfanumerico di 20 caratteri rilasciato da InfoCamere, e valido a livello internazionale, concepito per facilitare le segnalazioni all’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA).
  • È finita l’era della vendita dei prodotti d’investimento, ora c’è l’obbligo di offrire una vera consulenza Inoltre, chi offre qualsiasi tipo d’investimento deve essere iscritto all’albo OCF e i nuovi iscritti devono avere un titolo di studio in materie economiche.
  • Gli operatori sono obbligati a valutare l’adeguatezza dell’operazione, relazionandola alle esigenze di ogni cliente in base alle sue conoscenze finanziarie e disponibilità al rischio. Inoltre, i collocatori sono responsabili di fronte alla legge per il loro operato e soggetti ai controlli dell’autorità di vigilanza.
  • Per quanto riguarda i costi a carico del consumatore, si spinge per un’assoluta chiarezza nelle comunicazioni. Niente più confusionari termini percentuali ma vi è l’obbligo d’indicare i valori assoluti – quindi in euro – delle spese. Per esempio: quando un cliente sottoscrive un servizio finanziario di € 30.000, per cui deve pagare una commissione del 2% una tantum più un costo dello 0,5% ricorrente, nel Report Costi deve essere chiaramente indicato che la spesa totale è di € 750.

Tutta questa serie di novità ha trovato l’ostacolo degli operatori del risparmio, e dei principali gruppi bancari, che hanno chiesto e ottenuto una deroga per adeguarsi ai nuovi obblighi normativi. Un estensione su cui ogni risparmiatore dovrebbe interrogarsi, dato che le intenzioni del MiFID 2 sono quelle di rendere più semplici e comprensibili le condizioni che ogni cliente va ad accettare all’atto della sottoscrizione di un prodotto finanziario. Quindi, nulla di più di ciò che tutti vorrebbero dalla propria banca di fiducia!

Gli unici ad adeguarsi subito, inviando un rendiconto MiFID aggiornato ai loro clienti, sono stati i consulenti online, ovviamente, dato che la loro principale attrattiva è proprio il contenimento dei costi. Ma anche un recente studio dell’ESMA ha dimostrato che in Italia il costo delle commissioni è di circa il 10% più alto della media europea.

La speranza è che questa “rivoluzione” del settore investimenti venga messa in atto a pieno, e deve essere la CONSOB a impegnarsi in ciò. Non solo per ridurre drasticamente i costi, ma per spazzare via la cattiva abitudine di certi operatori nell’occultare strategicamente spese accessorie, e clausole penalizzanti, ai clienti meno informati.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 16 Febbraio 2021
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