Nella terra del grigio e del rosa
Nel 1971 i Caravan pubblicano il loro miglior disco
Nella primavera del 1971 i Caravan pubblicano il loro terzo e probabilmente miglior disco: sarà anche l’ultimo per molti anni con la lineup originaria formata dai due cugini Richard e Dave Sinclair, dal chitarrista Pye Hastings e dal batterista Richard Coughlan. Ricorderete che di loro e della cosiddetta Scena di Canterbury avevamo già parlato: era quella parte del progressive che aveva ereditato molto dalla psichedelia, ed i Caravan – a differenza ad esempio dei Soft Machine – ne rappresentavano un po’ l’anima più soft, con canzoni ai limiti del pop rock. Qui oramai il prog è esploso, e loro in qualche modo dichiarano la loro appartenenza sin dalla copertina, apribile come ci voleva in quei tempi (e come spesso non veniva poi pubblicata in Italia): un villaggio di gnomi con un atmosfera molto Tolkieniana. Ma chiaramente è prog anche il disco nel quale, dopo una prima facciata di canzoni, “come da regolamento” vi è la suite Nine feet underground: è farina del sacco di Dave Sinclair, che sarà poi quello che abbandonerà il gruppo subito dopo. Non sarà per molto, visto che di fatto salterà un disco, e in generale come gruppo andarono ancora avanti con ottime cose anche dal vivo. Ma questa terra del grigio e del rosa resta la loro cosa migliore.
Curiosità: la tenera Golf Girl, che apre il disco, parla di una ragazza “dressed in PVC” che vende tazze di té su un percorso di golf: ne offre una al protagonista e finisce che si innamorano. E’ stranamente una canzone autobiografica: Richard Sinclair e sua moglie Pat iniziarono proprio così. La canzone era famosa tra i loro fans, ed in molti concerti, prima di suonarla, presentava Pat al pubblico…
La Rubrica 50 anni fa la musica
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