Proseguono le indagini sulla corruzione nel carcere di Busto Arsizio, altri dieci indagati

Per l'agente della Polizia Penitenziaria da cui è partita l'inchiesta e altri tre è stato disposto il giudizio immediato. Le loro dichiarazioni rese negli interrogatori inguaiano altri ex-detenuti, due educatrici e un'altra cooperativa

Le novità del carcere di Busto Arsizio

Proseguono le indagini sulla corruzione all’interno del carcere di Busto Arsizio, sfociata nel dicembre dello scorso anno con l’arresto di 6 persone tra le quali un agente di Polizia Penitenziaria, Dino Lo Presti, al centro di un sistema grazie al quale otteneva somme di danaro da alcuni detenuti in cambio di permessi premio.

Il procuratore aggiunto Giuseppe D’Amico ha stralciato la posizione dell’agente della Penitenziaria e di altre 3 persone attualmente detenute, chiedendo il giudizio immediato. Per loro le accuse a vario titolo sono di corruzione, rivelazione di segreto d’ufficio, abuso d’ufficio, detenzione di armi da guerra, furti e ricettazione di merce di provenienza furtiva insieme alla responsabile di una cooperativa che impiegava detenuti (La mia voce ovunque), al marito di questa e ad altri 4 ex-carcerati che avevano ottenuto benefici dentro e fuori dalla casa circondariale.

Per i 4 ancora in carcere il magistrato ha disposto lo stralcio e ha depositata una richiesta di giudizio immediato. Dagli interrogatori degli scorsi mesi, infatti, sono emersi elementi che hanno aggravato il quadro accusatorio e hanno permesso alle indagini, portate avanti dal nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Varese e dalla Polizia Penitenziaria di Busto Arsizio, di proseguire nei confronti di una decina di persone tra ex-detenuti, la moglie di un detenuto e due educatrici. Sono, infatti, emersi altri episodi corruttivi e il coinvolgimento di un’altra cooperativa negli affari illeciti.

Lo Presti, infatti, forte della sua conoscenza in ambito di Area Trattamentale (quella in cui si valuta e si gestisce il reinserimento del detenuto), si adoperava nei confronti di una o più educatrici che fanno parte dell’equipe per “migliorare” i giudizi nei confronti di detenuti che potevano permettersi di pagare la cifra di 3 mila euro che finivano sui conti di Lo Presti. Grazie a queste relazioni i detenuti ottenevano benefici quali l’assegnazione di lavori all’interno ed all’esterno dell’istituto penitenziario nonché permessi premio da trascorrere in famiglia. Chi non poteva pagare non otteneva nulla, anche se avrebbe avuto diritto ai permessi.

Oltre ai reati commessi in carcere a Lo Presti vengono contestati i rapporti con gli ex-detenuti per i quali si adoperava in un caso per procurare un caricatore per una mitraglietta Uzi (considerata arma da guerra) illegalmente detenuta da uno degli arrestati. Durante le indagini è emerso anche il furto di un escavatore da un vivaio della provincia di Monza e Brianza, la ricettazione di gioielli, la rivendita di gasolio di contrabbando. La rivelazione di segreti d’ufficio, sempre a carico di Lo Presti, si sarebbe consumata informando persone estranee del trasferimento di un detenuto dal carcere di Busto Arsizio a quello di Rovigo.

 

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it

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Pubblicato il 22 Marzo 2021
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