Morte delle sorelle Agrati, resta in carcere il fratello accusato di omicidio

La Corte di Assise di Busto Arsizio ha ritenuto ancora attuali le esigenze di custodia cautelare in carcere per Giuseppe Agrati, accusato dell'omicidio delle sorelle

incendio cerro maggiore giuseppe agrati

Giuseppe Agrati resta in carcere. La Corte d’Assise di Busto Arsizio, presieduta dal giudice Daniela Frattini, ha respinto l’istanza presentata dalla difesa a valle dell’ultima udienza del processo che vede l’uomo imputato per il duplice omicidio delle sorelle, morte nell’incendio che la notte tra il 12 e il 13 aprile 2015 avvolse l’abitazione al civico 33 di via Roma. Come del resto già aveva fatto a febbraio, quando i legali, qualche mese dopo l’inizio del processo, avevano chiesto per l’uomo il “passaggio” agli arresti domiciliari.

Morte delle sorelle Agrati, la difesa chiede la scarcerazione per il fratello accusato di omicidio

I legali di Agrati avevano sottolineato in aula che ad oggi non risulterebbe dimostrata la presenza di inneschi dolosi all’interno dell’abitazione e che le dichiarazioni rese dall’imputato troverebbero giustificazione nella sussistenza di tratti psicopatologici di mitomania. Non solo: la difesa dell’uomo aveva messo sul piatto della bilancia anche l’età di Agrati, che a giorni compirà 70 anni: età che giustificherebbe il carcere solo per esigenze cautelari di eccezionale rilevanza, mentre in questo caso a parere degli avvocati dell’imputato di esigenze cautelari non ce ne sarebbero del tutto.

Non così secondo la Corte di Assise, che, in linea con quanto avevano già rilevato in aula la pubblica accusa e le parti civili in udienza, ha ritenuto che il quadro indiziario che aveva portato alla custodia cautelare in carcere permanga e si fondi tra le altre cose sulla consulenza tecnica depositata dal pubblico ministero, che aveva ricostruito l’origine dolosa dell’incendio. Consulenza che dovrà essere confermata o smentita nelle prossime settimane dalla nuova perizia voluta dal giudice, che sarà discussa in aula a dicembre. Oltre alla consulenza, peraltro, a comporre il quadro probatorio non sono solamente le dichiarazione rese da Agrati stesso, ma anche le testimonianze che hanno ricostruito il comportamento dell’uomo in quella tragica notte. Per la Corte, insomma, nulla è cambiato dal rigetto dell’istanza a febbraio, anche perché la perizia psichiatrica disposta nei mesi scorsi e discussa in aula martedì 5 ottobre ha confermato l’astio dell’imputato nei confronti del nipote che tre anni fa si era opposto alla richiesta di archiviazione della Procura di Busto Arsizio portando alla riapertura delle indagini.

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leda.mocchetti@legnanonews.com
Pubblicato il 09 Ottobre 2021
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