In ricordo di Serafino Tarotelli, primo presidente dell’Anpi di Induno Olona

partigiani

È per me un grande piacere ricordare in questa occasione Serafino Tarotelli, il primo presidente dell’ANPI di Induno Olona. Quello che mi lega a Serafino è stato in primo luogo un grande rapporto di amicizia, oltre agli aspetti familiari che hanno segnato la mia vita personale. Una amicizia vera, sincera, carica di una profonda umanità, forse la persona che mi preso per mano e con grande descrizione mi ha portato all’impegno politico e sociale, prima nel PCI e poi nell’ANPI.

Se devo fare una riflessione sulla mia vita e quel poco che potuto fare in campo politico e sociale, lo devo anche a lui. Serafino Tarotelli è arrivato a Induno Olona, forse chiamato dalle sue sorelle che già lavoravano qui, dalla Valtellina, da Monastero di Berbenno, in quel periodo travagliato della guerra, dopo l’8 settembre: dopo una breve militanza nella Brigata Partigiana “Walter Marcobi” decide di rifugiarsi in Svizzera piuttosto che dover aderire alla Repubblica Sociale Italiana. Senz’altro in questo ambiente, carico di sentimenti antifascisti maturò il suo impegno politico. Infatti dopo il 25 aprile lo ritroviamo iscritto al PCI, per alcuni mesi con un lavoro nella Polizia di Stato per garantire l’ordine pubblico e poi come funzionario a tempo pieno nella federazione, con compiti di carattere logistico. E’ in questo ambito che a Gavirate conosce personalmente Gianni Rodari, accompagnandolo in tutto il varesotto a tenere comizi elettorali nel 1953. E’ in questa occasione che fa la conoscenza di altro militante comunista, Ulderico Sbrissa, diventato poi negli anni successivi Consigliere Regionale della Lombardia per il P.C.I. incontrando la sorella, Maria Sbrissa, con cui si sposerà nel 1957, trasferendosi ad abitare qui a Induno Olona, dove nasceranno i loro 4 figli, Laura, Marina, Pietro e Cristina.

Ho conosciuto il Serafino per motivi familiari intorno al 1964 anche se poi il mio rapporto politico inizia solo negli anni ’70, abitando praticamente nello stesso quartiere di Induno Olona, al Broglio. Serafino oltre ad essere stato il Presidente del Circolo Familiare e Consigliere Comunale di Induno Olona dal 1970 al 1985, era anche un diffusore de L’Unità, quel mitico giornale di partito stampato dal 1945 al 1990 e che è stato lo strumento principale di comunicazione, vissuto per così tanti anni solo per l’umile lavoro di tanti compagni diffusori. Rammentando il verso dantesco, potrei affermare “Galeotto fu quel giornale”. Anche mio nonno, militante e iscritto al Partito Socialista di Luino, mi raccontava che alla domenica al posto dell’Avanti, preferiva leggere l’Unità. Questa è stata la porta principale che mi ha portato nel 1973 alla militanza prima nel PCI e poi nell’ANPI. Dobbiamo quindi a Serafino se molti di noi hanno conosciuto un grande partigiano di Varese, Fulvio De Salvo, per tanti anni Presidente provinciale dell’ANPI. Una volta quando venne nella nostra sezione a tenere una riunione, fece questa affermazione: “Non lamentatevi se il partito vi chiede di lavorare sempre per l’autofinanziamento, il tesseramento, le feste de l’Unità: Il giorno in cui non saprete come avvengono i finanziamenti di un partito, quel giorno sarà finita la democrazia” una affermazione molto pesante ma che potrebbe essere molto calzante con l’attualità.

Serafino è stato inoltre l’animatore principale dei pellegrinaggi che si facevano ogni anno a Lozzolo in Piemonte dove fu barbaramente ucciso il partigiano indunese Bruno Jamoretti il 3 marzo del 1945. E fu in una di questi viaggi che molti di noi conobbero anche un altro grande comandante partigiano, amico del Serafino, Mario Muneghina, uno dei pochi scampati ai rastrellamenti nazifascisti in cui a Fondotoce nel giugno del 1944, furono uccisi per rappresaglia 42 partigiani, oggi ricordati nella casa della Resistenza e della Pace, costruita negli anni successivi, dove sono menzionati oltre un migliaio di partigiani caduti in tutto il Piemonte. Ma in quei giorni in Val d’Ossola furono uccisi ben 152 partigiani tra cui un altro indunese Bruno Passerini assassinato il 27 giungo 1944 a Beura di Cardezza alla periferia di Domodossola. Con il Serafino ho poi conosciuto un altro grande comandante partigiano Cino Moscatelli nel 1981, tre mesi prima della morte, quando andammo a trovarlo con il partigiano Pippo Platinetti, a Borgosesia per ritirare una mostra sulla Resistenza da portare a Induno con il camioncino. Di quell’incontro mi ricordo una sua affermazione ancora oggi molto più attuale riferita alla difficoltà di coinvolgere i giovani nella partecipazione politica: “Oggi in tutte le società c’è una emergenza, quello di coinvolgere i giovani nella politica, ma non preoccupiamoci. Al centro del partito queste cose le sanno e le sapranno risolvere” dimostrando di avere una fede ceca in quel partito che dopo alcuni anni fece una brutta fine, quella di essere sciolto dagli stessi dirigenti proprio nel 1991, lo stesso anno della sua morte.
Termino questa rievocazione storica della figura di Serafino Tarotelli con una citazione di Gianni Rodari, da lui conosciuto personalmente: “Se invece di subire la storia gli uomini si uniranno per farla; se sapranno dominare i rapporti sociali come dominano le forze della natura e gli strumenti della tecnica; se avranno fiducia in se stessi, il mondo di domani potrà essere migliore, più giusto e più libero. Un mondo senza prepotenze, senza fame, senza ignoranza. Un mondo più unito, più fraterno. Se questo mondo nascerà domani o tra cinquant’anni, o cento, e che aspetto avrà, non lo sappiamo; ma che altro ci rimane da fare se non lavorare per il suo avvento, costruirlo giorno per giorno, in modo che corrisponda a nostri sogni?” Tarotelli non ha scritto libri, non è stato un teorico del comunismo, è stato un umile militante come tanti, che con il loro lavoro quotidiano, sia nel partito che nell’Anpi, hanno lavorato giorno per giorno perché “il mondo di domani potrà essere migliore, più giusto e più libero. Un mondo senza prepotenze, senza fame, senza ignoranza. Un mondo più unito, più fraterno, in una Europa capace di accogliere ed amare tutti i migranti che bussano alle nostre porte, coloro che scappano dalla fame e da tutte le guerre che il mondo Occidentale ha portato nel Medio Oriente in questi anni e che oggi si confrontano tra la Polonia e la Bielorussia prima che i nostri egoismi nazionalisti facciano morire la nostra stessa Unione Europea”. A tutti noi il compito di portare avanti questi valori perchè il suo impegno non vada dimenticato dandoci ancora la speranza di poter sognare. Facendomi poi interprete di tutta la famiglia, colgo l’occasione per auspicare che in un prossimo futuro possa essere dedicato a Tarotelli Serafino il salone dell’ex Circolo familiare di via Piffaretti, il circolo di cui era stato per tanti anni presidente, il luogo dove alla fine ci ha lasciato dopo questa nostra vita terrena.

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Pubblicato il 14 Novembre 2021
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