Terra di leggende il Regno delle bocce. L’intelligenza di Patrizia

Avvenente, simpatica, diventava un predatore spietato, allorché varcava l’ingresso di un campo di bocce

Bocce varie

Patrizia era davvero una bella ragazza, come si è soliti qualificare un’esponente del sesso femminile quando possiede un viso dai lineamenti regolari, occhi seducenti e un corpo flessuoso dove ogni particolare è inserito al posto giusto e nella giusta dimensione. La bellezza non era solo fisica, anzi si poteva dire, senza timore di smentite, che la brillantezza di pensiero fosse predominante, indice inequivocabile di un quoziente intellettivo abbastanza elevato.
La natura, o il buon Dio, se si vuole inquadrare il risultato dal lato religioso, non aveva negato nulla per donare all’interessata una vita colma di trionfi. Dunque tutto bene? Non proprio tutto a voler analizzare con cura. Il diploma conseguito senza difficoltà, un lavoro dignitoso remunerato senza parsimonia, rapporti sociali naturalmente facilitati da aspetto e intelligenza, quindi tante amicizie e molti spasimanti, tuttavia … Tuttavia c’era qualcosa che mal si adattava a questo quadro ben confezionato. Patrizia era senza dubbio una donna ambita, corteggiata, e ciò la lusingava per le attenzioni alle quali era sottoposta, ma dopo i primi approcci subentrava in lei un rifiuto immediato per la componente maschile che, seppure desiderata, era respinta non essendo accettata, quasi naturalmente, la posizione di subalternità che la sua posizione femminile inevitabilmente comportava.
Nessuna attrazione per il proprio sesso, nessuna propensione per l’omosessualità, ma semplicemente un esasperato senso d’indipendenza l’allontanava da quella che rappresentava semplicemente il comportamento connesso con la natura. Non condivideva la visione di Carlo Sgorlon nel suo “La fontana di Lorena” che ogni essere del cosmo fosse sorretto da un codice prefissato, che facesse parte di un ordine stabilito, che rientrasse in una corrente di un fiume che la trasportasse indipendentemente dalla sua volontà, di non essere né il principio né la fine, ma fosse solamente un attimo di un percorso già scritto, l’anello di una catena salda, incorruttibile, robusta al punto che nessuna forza, sia reale, sia astratta e immateriale, potesse spezzarla per congiungersi con qualcosa d’indefinito, ma proprio per questo, concreto per lei.
Così la sua vita si presentava incompleta, traboccante di desiderio d’affermazione personale, al di là dell’appartenenza, come essere vivente non inserito in alcuna categoria di spettanza naturale.
Perciò le divenne scontato dedicarsi alle bocce, sport che consentiva di misurarsi indipendentemente dal sesso: è vero che esisteva la componente esclusivamente riservata al settore femminile, ma era possibile giocare in gare miste, dove prevaleva la categoria nella quale si era inseriti per una classifica connessa ai soli risultati conseguiti.

Bocce varie

Aveva in sorte un fratello praticante, anche di discreto livello – era nella categoria B e aspirava a salire in categoria A – il Giuseppe, dal quale aveva appreso i meccanismi, applicandosi con lui in estenuanti allenamenti, con una tenacia che riusciva sempre a stupirlo.
Patrizia eccelleva non solo nell’accosto, tipologia di gioco naturalmente più congeniale alla componente femminile, ma anche nella bocciata di raffa, che praticava con notevole coordinazione attraverso una lunga rincorsa e un lancio radente il terreno, con la tecnica del sottomano, tanto da riuscire sovente a fermare la sua boccia nei pressi del boccino o comunque non molto lontano dalla posizione che la boccia avversaria aveva in precedenza occupato.
Giuseppe inizialmente aveva guardato i tentativi della sorella con sufficienza, motteggiando i suoi primi improvvisati approcci, poi, constatata la sua continua crescita, aveva accondisceso che diventasse il suo compagno di coppia nelle gare serali, rimanendo stupito, ma ancora più compiaciuto dei risultati che cominciavano a pervenire copiosi.
Patrizia non solo provava una consistente soddisfazione a ogni successo ottenuto, ma ricavava un’enorme piacere nello sconfiggere le coppie formate da due maschi, quasi una rivincita contro una natura che la voleva subalterna nella componente sessuale – non riusciva ad assistere a quei documentari nei quali era esibito l’accoppiamento animale -: era una gratificazione che non aveva uguali e lo sport delle bocce era uno dei pochi che consentiva di confrontarsi con pari opportunità di prevalere. Ma la specialità di coppia non riusciva a darle una completa realizzazione, alla fine giocava con il fratello e in molti casi i commenti erano più benevoli verso le sue prestazioni, mettendo in secondo piano il di lei contributo che spesso era decisivo. Per cui passò, con sempre maggior frequenza, alle competizioni individuali, nelle quali il successo assumeva una forma ancora più profonda di appagamento, integrando il perenne desiderio di rivalsa nei confronti del mondo delle leggi naturali.
E Patrizia divenne una giocatrice della categoria più elevata, una campionessa alla quale nulla era precluso in termini di risultati: lei avvenente, simpatica, diventava un predatore spietato, allorché varcava l’ingresso di un campo di bocce, subendo la metamorfosi che tramuta un individuo dagli atteggiamenti consueti in un vincente.
Dormiva sodo, per molte ore al termine della giornata lavorativa, con un sonno infarcito d’immagini, si tuffava nella lettura, lasciava fluire la fantasia: aveva forse sognato? Roberto Bramani Araldi

PILLOLE DI BOCCE
10 dicembre – Bottinelli/Vergiatese – specialità coppia regionale ABCD – finale 1) Chiappella/Turuani – Possaccio (VCO) 2) Braida/Cattaneo – Primavera Lainatese (MI) 3) Dall’Occo/Macchi – Beigiurnà (VA) 4) Corona Lucia/Giacometti – La Bocciofila (Borgomanero)
17 dicembre – Malnatese – specialità individuale regionale ABCD – finale

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Pubblicato il 12 Dicembre 2021
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