Charlie Recalcati, applausi a Roijakkers: “Fa rendere al meglio ogni giocatore dell’Openjobmetis”

Il coach della Stella premia il lavoro dell'olandese: "Ha capito subito le potenzialità del gruppo e dei singoli. Ora Varese può alzare l'obiettivo. Manca il pivot? Pazienza: ci sono tanti modi per fare pallacanestro"

carlo charlie recalcati basket pallacanestro varese

Sono passati quasi dieci anni dall’ultima partita allenata da Carlo Recalcati sulla panchina della Pallacanestro Varese, ma il coach nato nel 1945 a Milano rimane un profondo osservatore di tutto quel che si muove su un parquet. E in particolare di ciò che accade all’ombra del Sacro Monte dove, nel 1999, guidò i Roosters allo scudetto della Stella.

Da qualche anno “Charlie” non allena in prima persona – ultime, brevi, esperienze tra Cantù e Torino – e questo gli permette a maggior ragione di gettare uno sguardo in direzione di Masnago e di fare il punto su quella “rivoluzione biancorossa” avvenuta nell’ultimo mese e mezzo. Un momento divenuto improvvisamente magico grazie anche al lavoro di un altro allenatore, quel Johan Roijakkers che ha ribaltato l’Openjobmetis e l’ha fatta correre – metaforicamente e non – a pieno ritmo, dopo mezzo campionato complicato.

Coach Recalcati, l’impatto del suo collega Roijakkers sulla Pallacanestro Varese è stato incredibile. Con il suo arrivo si sperava nella classica “scossa all’ambiente” e invece sono arrivati risultati eccezionali. Visto da fuori, come commenta questo momento?

«Parlare di “scossa” è davvero riduttivo: questa Varese sta dimostrando di non essere un fuoco di paglia e per fortuna sta riuscendo a prolungare il proprio momento positivo. Credo che Roijakkers sia arrivato con idee chiare e precise e che le abbia messe in pratica: venendo da fuori è libero da condizionamenti legati alle proprie opinioni. È stato catapultato in una realtà nuova, si è trovato davanti a un “foglio bianco” da capire, prima di cominciare a “scrivere”. Per l’appunto è stato bravo a comprendere in pochi giorni quale fosse il materiale umano a sua disposizione. In questi casi spesso serve tempo per conoscere i giocatori ma anche lo staff e quello che sta intorno alla squadra. E poi ha fatto una seconda cosa, ancora più importante».

Quale?

«La qualità più rilevante è stata quella di mettere ogni giocatore nelle condizioni migliori per esprimere il proprio potenziale. Lo ha fatto con tutti: dai giovanissimi che, onestamente, non conoscevo, fino al veterano che è Giancarlo Ferrero. Si stanno esprimendo al massimo, forse anche oltre le loro possibilità e rendono anche come gruppo, non solo come singoli. Le squadre non sono mai la somma aritmetica dei giocatori in campo e questa Varese lo sta dimostrando con la bravura dell’allenatore e la disponibilità dei ragazzi. Ognuno è pronto a prendersi le proprie responsabilità e, nello stesso tempo, ad aiutare un compagno quando va in difficoltà. Pensiamo allo stesso Keene: anche nelle serate dove ha tirato con percentuali meno buone, si è reso comunque utile in altre situazioni di campo».

Baske, Openjobmetis - Virtus Bologna 80-81
Johan Roijakkers sulla panchina della Openjobmetis

Ci si interroga se, a questo punto, vale la pena completare la squadra con un pivot o se è meglio proseguire così.

«Ma no, non fa niente (esclama). Per me è semplice fare questo discorso: io schieravo Galanda da 5 accanto a De Pol, due ali forti che toglievano i riferimenti agli avversari. Ci sono tanti modi per fare pallacanestro, l’importante è che alla fine i conti tornino. E a Varese stanno tornando eccome: Vene e Sorokas sono rapidi, possono portare i marcatori lontano da canestro e batterli con un tiro o con la velocità. Poi è chiaro: le squadre che devono vincere il campionato hanno bisogno di avere anche presenze “pesanti” in area ma la Openjobmetis ha altri obiettivi. E comunque tra poco avrà di nuovo a disposizione Caruso, un ragazzo che ha movimenti da “5 vero”. Insomma, manca il centrone, ma non me ne farei un cruccio».

Ecco, a proposito di obiettivi, cosa può fare Varese da qui in avanti?

«Io credo che adesso si possa fare un pensierino a quello che accade davanti alla Openjobmetis in classifica, fermo restando che deve rimanere alta l’attenzione verso la zona pericolosa. Però, visto il momento, visto come la squadra sta giocando, vista l’autostima esagerata che ha Varese, si può guardare a un obiettivo un po’ più alto: d’altra parte è sempre utile cercare nuovi stimoli».

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Un intenso primo piano di Carlo Recalcati immortalato da Simone Raso

Varese sta praticando un basket molto dispendioso, per l’aggressività e la velocità messa in campo. C’è secondo lei il rischio di una flessione fisica o atletica con il passare del tempo?

«Direi di no: la Openjobmetis non fa le coppe, gioca una volta alla settimana. La squadra ha il tempo per recuperare le energie, non vedo il rischio di perdere lo smalto che sta avendo ora».

C’è un giocatore che più di altri sta beneficiando della “cura olandese”?

«Senz’altro De Nicolao: ha avuto dei vantaggi in termini di impiego dall’arrivo del nuovo allenatore ed è diventato una pedina insostituibile all’interno di questa squadra. Quello di Giovanni mi sembra il caso più eclatante ma tutti si stanno dimostrando importanti nell’economia di Varese».

Al suo arrivo Roijakkers, che pure ha lavorato negli USA e in Bundesliga, ha dovuto superare un esame del Comitato Allenatori e pagare una tassa sostanziosa. Da veterano della categoria, non crede sia una pratica anacronistica?

«No, non penso sia una modalità superata. Non deve essere vista come una mancanza di rispetto verso i coach stranieri che arrivano in Serie A, quanto invece una soluzione rispettosa nei confronti di tutti gli allenatori italiani che nel corso degli anni hanno investito soldi, impegno e tempo per effettuare tutta la trafila e ottenere il tesserino di allenatore nazionale. Il basket italiano ha un percorso formativo lungo che può essere differente da quello di altri Paesi, è giusto che chi si affaccia al campionato debba mostrare di avere una preparazione adeguata. Pensiamo a un giovane tecnico che, per avere quella tessera, lavora a lungo in palestra e poi deve restare 15 giorni a Bormio per il corso finale, spesso sobbarcandosi le spese. Tuteliamo anche queste figure».

Damiano Franzetti
damiano.franzetti@varesenews.it

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Pubblicato il 25 Febbraio 2022
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