Il fumo per “viaggiare“ chiusi in casa durante la pandemia: a Varese il processo per lo spaccio del lockdown
I giri per le strade del centro con l'obiettivo di comprare e gli appuntamenti per lo scambio: ma nell'agenda dei pusher la polizia trova i numeri dei clienti

Dall’odore della marijuana in auto al sequestro del cellulare da cui si apre il vaso di Pandora sullo spaccio d’erba in città nei mesi del primo lockdown, quello duro, inaspettato.e che ha morso alle abitudini di hi ogni tanto cerca la trasgressione attraverso le sostanze. Per questo giovedì 17 marzo il processo a Varese, nel quale è stato sentito un funzionario della squadra Mobile del capoluogo che ha raccontato i fatti partiti proprio da un controllo stradale e per il quale risulta imputato un ragazzo.
Da qui è cominciata la ricostruzione delle cessioni di droga per le quali in aula sono stari sentiti svariati acquirenti.
Uno di essi ha spiegato il contatto col “giro della maria“ nel quale è rimasto implicato uno dei pusher finito a processo e difeso dall’avvocato Vera dall’Osto. Il contatto avvenne nell’aprile 2020 in centro a Varese nelle vie dello struscio dove i due ragazzi si sono incontrati. L’acquirente capisce subito chi spaccia: i due si accordano per la consegna di 50 euro di erba per la settimana dopo in viale Valganna di fronte a un venditore di kebab dove avviene la cessione con parte della sostanza comprata a credito: «Non avevo i soldi ma gli avevo promesso di pagarlo col frutto del mio lavoro». Ma la promessa non basta e arrivano le telefonate che gli chiedono i soldi, anche con toni violenti e perentori e da qui scatta pure l’accusa di estorsione.
Situazioni per niente al limite della società, anzi quasi passate per una normalità sedimentata: «Sì fumavo, compravo, ma adesso non più perché faccio un lavoro particolare e non posso assumere droghe», ha spiegato in aula un altro teste, giovanissimo, cui ne sono seguiti altri con racconti molto simili fatti di evasione e ricerca di qualcosa che facesse dimenticare i primi mesi del lockdown dove peraltro le cronache testimoniano tutto tranne lo stop agli acquisti e alle vendite di stupefacenti che nonostante i divieti continuavano, fra le strade del centro come nei boschi della provincia.
Dalle indagini sono emerse le reti che i pusher avevano attivato con la clientela per lo scambio della droga: vere e proprie agende in mano agli investigatori che sono riusciti a ricostruire abitudini di consumatori e venditori.
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