Stop all’ingresso in Italia di cani e gatti randagi provenienti dal territorio ucraino
La misura adottata dal Ministero della Salute per prevenire la diffusione di malattie trasmissibili all'uomo come la rabbia. L'ingresso è consentito solo agli animali domestici
Stop a cani e gatti randagi provenienti dall’Ucraina. La Delegazione generale della sanità animale e dei farmaci veterinari del Ministero della Salute ha trasmesso una nota alle Regioni e agli enti veterinari per fermare l’azione di quanti stanno cercando di portare in Italia gli animali abbandonati nello stato in guerra.
Mentre l’ingresso nel nostro paese è consentito a cani e gatti che arrivano con i propri padroni, come dispone una decisione dell’Unione europea, la cosa non è ammessa a quanti si recano nel paese in guerra per operazioni di salvataggio.
Il Ministero della Salute ha sollevato delle criticità per l’arrivo di questi animali a causa della possibile diffusione di zoonosi, ossia malattie trasmissibili dagli animali all’uomo tra cui la rabbia.
Nel 2021 in Ucraina sono stati notificati, secondo il Rabies Bulletin Europe, 109 casi di rabbia nei cani, 130 nei gatti e 132 nei mammiferi selvatici.
I dipartimenti veterinari delle Ats lombarde, quindi, stanno vigilando per il rispetto di questa direttiva.
Per gli animali da compagnia, al seguito di proprietari provenienti dall’Ucraina, l’ingresso è autorizzato se sono in possesso di microchip e certificato di vaccinazioni antirabbica ( vengono sottoposti a prelievo ematico per la titolazione degli anticorpi e a un periodo di osservazione di 3 mesi se l’esito è positivo e di sei se è negativo)
Nel caso non fossero microchippati e non avessero fatto la vaccinazione verranno immediatamente sottoposti alla doppia prescrizione e tenuti sotto controllo per tre mesi.
La Lav, pur comprendendo le motivazioni della direttiva, ha giudicato la misura penalizzante e discriminatoria. L’associazione chiede “un intervento per consentire l’ingresso in Italia anche di animali provenienti dal rifugio o vaganti sul territorio e di emanare disposizioni secondo le quali i citati animali possano essere introdotti da un’Associazione riconosciuta”.
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