Demoni e maghi degli Uriah Heep
Il loro hard rock ebbe un buon successo
Pare che Malcolm Young degli AC/DC dicesse che il loro hard rock era per ragazzini che non avevano ancora scoperto l’esistenza dei Pink Floyd. Affermazione un po’ forte che però celava una verità: come nel cinema o nella letteratura, anche nel rock vi sono diversi gradi di complessità ed è più facile partire dall’hard rock che non dai King Crimson.
Poi il percorso si può fare o meno, anche perché complessità non vuol dire per forza qualità. Gli inglesi Uriah Heep erano partiti insieme ai Black Sabbath nel filone un po’ horror – anche qui si parla di demoni e maghi – e in questa fase del loro quarto album c’è chi parlò di avvicinamento al prog: anche se come al solito il discorso dei generi lascia il tempo che trova a me sembra che il tutto si riduca più che altro al farsi disegnare la copertina dal Roger Dean degli Yes, e magari nell’allungare i pezzi e farne dei medley.
Ma se proprio si deve trovare un genere forse sta meglio quel gothic heavy metal citato da altri, che prendeva linfa dai lavori dei Deep Purple e, qui si sente bene, da quell’unione tra acustico e hard che si era vista bene in Stairway to heaven. Gli Heep ebbero un buon successo con questo disco e in special modo col singolo Easy Livin, che lanciò una carriera che dura tuttora.
Curiosità: l’apparentemente strano nome del gruppo è quello di un personaggio un po’ viscido di David Copperfield: a Natale del ’69, visto che l’anno successivo si sarebbe celebrato il centenario della sua morte, Dickens pareva fosse citato dappertutto in Inghilterra, e fu in quel momento che il gruppo lo scelse.
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