Non rapinò in Svizzera, ma finisce a processo a Varese per lo stesso fatto
L’uomo, 63 anni, accusato del colpo per il quale la magistratura elvetica ha già deciso, risarcendolo per l’ingiusta detenzione
Quel 29 luglio del 2016 non solo denunciò la rapina appena avvenuta all’ufficio cambi, ma addirittura assieme al collega prese a legnate l’assalitore, che nonostante la reazione dei due cassieri dell’ufficio cambi di Magadino riuscì comunque a portarsi a casa 14 mila euro in contanti. Tutto, però, senza fare i conti con l’occhio svelto del cassiere, allora 57enne, che al telefono con la polizia cantonale dettò il codice alfanumerico che permise alle guardie di confine di arrestare il rapinatore. Il quale evidentemente aveva studiato a fondo il colpo da portare a termine, venendo a conoscenza addirittura del nome e cognome del cassiere, tirandolo in ballo come suo complice. Niente di tutto questo era vero.
E quindi, i giudici svizzeri scagionarono nel 2017 quel frontaliere italiano che ora vive e Voghera, e con tante scuse per l’arresto e l’ingiusta detenzione, che costò alle finanze della giustizia d’oltreconfine un risarcimento di alcune migliaia di euro.
Vicenda finita? No, almeno per la giustizia italiana. Si dà infatti il caso che il rapinatore, condannato per il colpo di Magadino, era attivo a cavallo fra il confine italiano e quello svizzero ed è sospettato di aver commesso reati proprio nel Varesotto, fatti come porto abusivo d’armi da fuoco e ricettazione, ma anche rapine: viene attivata l’azione penale e nelle carte della Procura arriva anche il caso del frontaliere onesto che viene indagato per il vecchio fatto della rapina aggravata in svizzera (da cui era stato scagionato), rinviato a giudizio e oggi finito dinanzi al Collegio.
Il difensore, avvocato Anna Rita Biscardi ha già presentato in merito due memorie difensive che illustrano tutto il pregresso invocando la regola del ne bis in idem a livello internazionale, prevista della convenzione di Schengen all’art. 50 della Carta europea dei diritti fondamentali – a norma del quale nessuno può essere perseguito o condannato per un reato per il quale è già stato assolto o condannato. Allo stato nel dibattimento apertosi oggi a Varese risultano indagate quattro persone, tre delle quali irreperibili, unico imputato in aula l’ex cassiere del Pavese, in attesa che la richiesta di proscioglimento del difensore si concreti nella prossima udienza prevista a luglio.
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