“Personale medico carente per errori del passato. Ora dobbiamo aspettare che aumentino i laureati”
Le criticità legate alla carenza degli specialisti così come de medici di base sono dovute a anni di tagli. Il Presidente della Lombardia Fontana parla della situazione e della mancanza di risposte immediate
Personale medico in sofferenza. La pandemia ha scoperto un nervo sensibile del sistema sanitario italiano. Due anni di emergenza hanno prodotto una situazione di grave affanno non solo tra i medici ma anche tra infermieri e operatori sanitari. La recente decisione di Regione Lombardia di aumentare l’offerta di prestazioni delle strutture pubbliche sta mettendo ancora più in difficoltà il comparto e la dirigenza. Nemmeno gli incentivi sono più sufficienti a convincere i sanitari a mettere a disposizione orari in più per recuperare le liste d’attesa. Le aziende ospedaliere faticosamente stanno pianificando le aperture notturne e festive come richiesto dall’assessore Moratti.
Il tema non è nuovo e non è limitato alla Lombardia: « È un problema collegato a una cattiva programmazione – spiega il Presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana – a un errato conteggio dei medici che andavano in pensione. Per 10 anni si è usata la sanità come un bancomat dove recuperare fondi. Si sono tagliati 37 miliardi di euro per questo settore e il Covid ha messo in luce tutte le criticità Oggi stiamo assistendo a un’inversione di tendenza. Si stanno aumentando i posti a disposizione. Ma fino a quando non ci saranno medici non si potrà fare nulla».
La scorsa settimana hanno iniziato il percorso di formazione 450 medici di medicina generale: « Un bel segnale – commenta Fontana – potranno essere immessi immediatamente nel sistema anche se potranno avere un numero di assistiti inferiore».
Non è praticabile nemmeno la via della Regione Veneto che ha accentrato la ricerca di personale specializzato facendo un’unica graduatoria aperta a strutture pubbliche e private, centrali e periferiche: « Ho chiesto personalmente al Ministro Speranza di poterci muovere con una politica di incentivi e integrazione degli emolumenti per quei medici destinati a sedi periferiche – ha spiegato Fontana – mi è stato spiegato che non è possibile perché è una politica che i medici non accettano. Occorre spiegare bene quali siano gli ambiti possibili di azione. Alla Lombardia il Ministro ha negato la possibilità di modificare l’offerta per coprire le aree meno attrattive».
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