Fedele Confalonieri: “Come mio nonno e mio zio inventarono la Ignis”

In una lunga intervista con Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera Fedele Confalonieri racconta la sua storia: dall'incontro con Berlusconi all'apprezzamento per la Meloni. Passando però anche per Comerio

Personaggi generiche

Ha attraversato gli ultimi trent’anni di storia d’Italia al fianco di Berlusconi, ma ha vissuto, in famiglia, anche il boom economico grazie a nonni intraprendenti in un periodo di grandi possibilità. Fedele Confalonieri si è “confessato”sul Corriere della Sera di oggi, 18 luglio 2022 in una lunga intervista con Aldo Cazzullo  raccontando la sua storia, dall’incontro con Berlusconi fino ai giorni nostri, passando però anche per Comerio.

La mamma di Fedele Confalonieri, Luigia Borghi, era infatti sorella di Giovanni, il fondatore della Ignis, che descrive così: «Mio zio era un genio. Un Berlusconi con la quinta elementare. Suo padre, mio nonno Guido, faceva l’elettricista. Siccome era un po’ fascistino, dopo il 25 luglio andarono a rompergli le vetrine. Così sfollammo a Comerio, dove prima andavamo in vacanza. Il nonno e lo zio cominciarono a investire nei fornelli elettrici, poi nelle stufette, infine nei frigoriferi… Così, dal nulla, crearono la Ignis».

«Giovanni Borghi aveva fama di essere un uomo duro» sostiene però Cazzullo. Ma Confalonieri lo smentisce: «No. Aveva fiuto per gli affari. E divenne uno dei protagonisti dell’Italia del miracolo economico».

Nella lunga intervista, alle pagine 26 e 27 del Corriere, Confalonieri parla anche del suo incontro con Silvio Berlusconi, avvenuto «All’oratorio. Avrò avuto dieci o undici anni. Chi portava il pallone faceva le squadre. Silvio portò il pallone. Lo ritrovai a scuola dai salesiani, lui era un anno avanti. Andavamo a vedere il Milan di Nordahl, con suo padre: tram fino a Piazzale Lotto; poi una bella scarpinata verso San Siro. Cominciammo a suonare insieme».

Ma anche del “vero spirito di Milano”: «Fisicamente non è una metropoli; ma della metropoli ha l’anima. Come Parigi, Londra, New York. Generazioni di persone sono arrivate qui dal resto d’Italia e del mondo; e sono diventate milanesi». Citando «Due nomi. Joe Nissim: ebreo di Salonicco, eroe di guerra, finito a Milano nel 1947, morto nel 2019 a cent’anni; l’uomo di Simmenthal, Rio Mare, Manetti&Roberts, un gruppo da 250 milioni di utili; siamo diventati amici da adulti, cosa rara; ha pure adottato una guglia del Duomo. E Indro Montanelli. Grande toscano, divenuto milanese. Gli piaceva tutto della città, anche il clima, propizio alla sua natura un po’ depressa. Apprezzava quel grigino di Milano, che ora non c’è più. Negli anni 70 però avevamo ancora la nebbia…».

Si definisce: «Filoleghista. Bossiano» e sostiene che: «L’unità d’Italia è stata un errore». Di Matteo Salvini dice: «Mi è simpatico. Ha fatto risorgere la Lega. Ma ora dà l’impressione di parlare tanto e girare un po’ a vuoto». E se deve dare un consiglio a Berlusconi, punta su Giorgia Meloni: «Mi piace molto. Da ragazza era pure lei un po’ fascistina; però adesso che le puoi dire? Ci proveranno, la attaccheranno. Ma se dovessi dare un consiglio a Silvio, gli direi di puntare sulla Meloni. È lei che può riportare il centrodestra a Palazzo Chigi».

Anche se Mario Draghi: «È meglio che resti. Certo, non è bello che un Paese sia commissariato; ma è il destino di chi ha troppi debiti».

Stefania Radman
stefania.radman@varesenews.it

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Pubblicato il 18 Luglio 2022
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