Fiori bianchi e tanto affetto ai funerali di Mariuccia Merico
La funzione nella basilica di San Vittore, celebrata lunedì 29 da Prevosto di Varese monsignor Luigi Panighetti

E’ stato dominato dai fiori bianchi e dal desiderio di lasciare un ricordo della propria vicinanza a chi resta l’ultimo saluto a Mariuccia Merico, fondatrice e titolare dal 1975 della boutique Merico, il cui sorriso si è spento nel fine settimana.

I funerali, che si sono svolti lunedi 29 alle 15.30 nella basilica di san Vittore, hanno visto, oltre a mazzi di fiori candidi, l’arrivo di molte persone che hanno voluto lasciare un segno nel quaderno che raccoglie firme e pensieri per l’ultimo saluto, all’entrata dalla chiesa: un gesto in più per sottolineare l’affetto per la figlia e la sua mancanza, che si fa già sentire nel cuore degli amici.

«Il tratto principale del suo carattere, che tanto si è espresso nella sua vita e soprattutto negli ultimi difficili mesi di malattia è quello della fortezza d’animo – ha sottolineato il prevosto di Varese, monsignor Luigi Panighetti, che ha celebrato il rito – Rimasta vedova in età ancora giovanile ha saputo condurre con forza la sua famiglia, dando non solo una stabilità ma anche anche un futuro a sua figlia Delia. Ha avuto anche una grande capacità e forza di intrapresa, ed è stata molto amata dalla famiglia perché ha molto amato la sua famiglia» ha continuato Panighetti.

«Ora, pensate che questo patrimonio di beni e affetti è qui in questa bara? La fede cristiana ci dice di no – ha spiegato il prevosto di Varese – Maria sta vivendo il passaggio dalla vita terrena verso quella di Dio, il momento in cui la caducità del nostro corpo viene riscattata dalla forza potente di Gesù. E se in questo momento la figlia, i parenti e gli amici stanno pregando e intercedendo per lei, anche lei d’ora in poi pregherà per sua figlia, i parenti e gli amici in uno scambio virtuoso di preghiere e intercessioni tra lei e i suoi cari. Ed è proprio questo scambio aiuta a superare anche i momenti più duri della vita, anche la faccia mostruosa della morte».
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