Legambiente Valceresio lancia l’allarme per il laghetto Cicogna di Arcisate: “Sta morendo”
Il presidente Sergio Franzosi chiede una presa di coscienza da parte delle amministrazioni locali e sovracomunali per recuperare la preziosa risorsa idrica ma anche storica ed ambientale della Valceresio

Legambiente Valceresio accende i riflettori sul laghetto Cicogna di Arcisate, un’importante zona umida al confine con Bisuschio che in questi giorni di siccità offre uno spettacolo preoccupante, con una drastica riduzione della portata e gran parte del fondale esposto.
«E’ certo che il prosciugamento attuale sia dovuto all’eccezionale ondata di siccità – dice Sergio Franzosi, presidente di Legambiente Valceresio – ma i problemi del laghetto durano da tempo e chiediamo una seria e reale presa di coscienza da parte delle amministrazioni per recuperare questa preziosa risorsa idrica ma anche storica ed ambientale studiando opportuni interventi».
Il laghetto, spiega Franzosi, era una vecchia peschiera del ‘600 che i Conti Cicogna utilizzavano per prestigio, diletto e svago. Giunto quasi intatto fino agli anni ’60, quando iniziò il suo declino: «La cava sovrastante, poi bloccata dalla Regione Lombardia per un un pericolo evidente, disboscando i pendii a monte causò con il dilavamento di sabbie un progressivo e lento riempimento del fondo lacustre con limo e sabbie. Furono poi interrotti alcuni torrentelli affluenti ed il lago iniziò a soffrirne, con un fondale sempre più basso e a rischio».
Negli anni ’90 in collaborazione con Legambiente Valceresio, la Comunità Montana effettuò una serie di lavori e manufatti nell’area per migliorarne la fruibilità visto l’interesse del sito. «Si tentò anche un intervento sul fondale per evitare l’impaludamento ma successivamente causa manutenzione assente le opere si sono rovinate. D’altronde si sa che un‘opera pubblica senza manutenzione in poco tempo diventa solo un inutile spreco».
«Come Legambiente Valceresio avevamo proposto due vie: una manutenzione volontaria a titolo gratuito dell’area ed era stata anche predisposta una convenzione, considerato anche un un comodato che aveva restituito al pubblico l’area che prima era privata. Secondo, auspicavamo la prosecuzione del lavoro di approfondimento dei fondali ed opere idonee e relative per il mantenimento del prezioso stagno. In questa fase, dopo il riordino delle Province negli anni 2000 la Comunità montana si vide privata di numerose risorse ed il progetto rimase sulla carta, incompiuto. Da allora nessuna amministrazione se ne è più occupata».
Ora come è evidente dalle foto scattate da Franzosi, la siccità sta creando ulteriori danni. «A questo abbandono si sovrappone il cambiamento climatico causato dall’imperizia umana e i risultati sono quelli visibili nelle foto. Gi abitanti del luogo ci hanno invitato a fare un appello alle autorità quindi chiediamo quanto segue. E’ certo che il prosciugamento sia dovuto all’eccezionale ma prevedibile ondata di siccità ma sarebbe stato meglio prevenire nel senso sopraesposto – conclude Franzosi – Gradiremmo una seria e reale presa di coscienza e una posizione chiara delle amministrazioni locali e sovralocali. L’ acqua è risorsa limitata, fonte di vita, indispensabile e poca,quindi va assolutamente previsto un piano di studi ed azioni locali e sovralocali per evitare un possibile futuro disastro totale per mancanza della risorsa acqua. Come Legambiente invitiamo caldamente le amministrazioni locali ad occuparsi del tema e contemporaneamente della tutela e dell’ampliamento delle zone di protezione dei pozzi, delle sorgenti delle falde idriche e delle zone umide presenti sul territorio. Abbiamo una sola terra, non esiste un’altra terra al di fuori di questa e non esiste altra acqua».
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