Voti a scuola, tra esperimenti e voglia di cambiamento
La rubrica settimanale "Il prof tra i banchi", curata da Alberto Introini, tratterà argomenti di scuola, didattica e formazione, commentando le notizie di attualità che si susseguiranno nel corso delle settimane

Una sperimentazione: nessun voto
Al Liceo Morgagni di Roma da 7 anni è partita una sperimentazione verso una didattica innovativa: sono
state eliminate le cosiddette valutazioni sommative, per favorire quelle formative. In altre parole, in alcune sezioni liceali sono stati aboliti i voti numerici, che compaiono solo per dovere istituzionale nelle pagelle finali. Durante l’anno ci sono comunque interrogazioni e verifiche: tuttavia, i docenti elaborano giudizi e comunicano agli allievi alcuni consigli su come migliorare i punti deboli o rafforzare i loro talenti. Secondo i promotori di questa sperimentazione, si favoriscono così il processo di autovalutazione degli studenti, l’apprendimento di gruppo, le occasioni di riflessione, le attività di collaborazione.
Il nome ufficiale del progetto è “Scuola delle relazioni e delle responsabilità”, a cui ha aderito a poco a poco circa il 20% del personale docente dell’istituto. La percezione di tale sperimentazione, in base a un sondaggio svolto dal portale Tecnica della scuola su un campione di circa 1.000 partecipanti, risulta diametralmente opposta a seconda di dove ci si trovi rispetto alla cattedra. La domanda era netta: vorresti abolire i voti numerici? Contrario si è espresso il 70% dei docenti, favorevole l’80% degli studenti.
È evidente che un docente, privato di strumenti tradizionali di valutazione, e di metodi valutativi consolidati, si senta spaesato e – anche comprensibilmente – un poco depotenziato, nella sua autorevolezza già vacillante per tanti altri motivi. È altrettanto intuibile che per uno studente, invece, prevalga la sensazione di avere meno stress, di andare a scuola con meno ansie, con maggiore serenità emotiva. Quale sia la preparazione raggiunta dagli studenti con questo percorso didattico, è ancora presto per dirlo: la Facoltà di Pedagogia dell’Università La Sapienza di Roma ne sta seguendo gli sviluppi.
La differenza tra rinnovare e rivoluzionare
Cooperare tra pari, stimolare la fiducia e il rispetto reciproco, all’interno di un rapporto meno distante tra docenti e allievi: certo, questi sono princìpi di per sé assolutamente validi. In questo senso vanno anche altre metodologie didattiche, che sono in corso di sperimentazione, ultimamente, in vari plessi scolastici: sentiamo parlare di cooperative learning (apprendimento cooperativo), peer education (educazione tra pari), flipped classroom (classe capovolta). Senza entrare nello specifico di tali metodologie, sottolineo i due aspetti più palesi.
Il primo è di natura linguistica: anche in questo settore assistiamo a una totale (e ridicola) inglesizzazione dei termini, pur avendone di altrettanto validi nella nostra lingua italiana.
Il secondo è di tipo sostanziale: a essere messa in discussione è la metodologia di insegnamento tradizionale, con la lezione frontale del docente, lo studio e la rielaborazione dell’allievo a casa, e infine la verifica in classe delle conoscenze e delle conoscenze acquisite.
È innegabile, per le tante ragioni che la contemporaneità ci pone o ci impone, che il metodo tradizionale di insegnamento/apprendimento vada rinnovato. Quindi ben vengano più metodologie (e nuovi mezzi) a disposizione; tuttavia, senza focalizzarsi su una soluzione unica, ma attingendo il meglio da ciascuna di esse. Infatti, rimango sempre scettico quando dal rinnovare si passa al rivoluzionare. La rivoluzione, qualsiasi essa sia, è per definizione un cambiamento radicale, rapido, talvolta violento; la formazione e l’educazione di un giovane, invece, richiedono gradualità, comprensione e – non dimentichiamocene – dedizione allo studio.
Alberto Introini, dopo aver insegnato in vari licei della provincia di Varese, dal 2008 è docente di Italiano e Storia presso l’Istituto Elvetico di Lugano (Svizzera). Ha due lauree, in Lettere-Filosofia (2002, Università Statale di Milano) e in Storia (2022, Università di Zugo, Svizzera). Iscritto dal 2004 all’Ordine dei Giornalisti di Milano, ha pubblicato 4 libri. Partecipa come relatore o moderatore a diversi eventi culturali nel nord Italia. La sua rubrica settimanale “Il prof tra i banchi” tratterà argomenti di scuola, didattica e formazione, commentando le notizie di attualità che si susseguiranno nel corso delle settimane.
Prof. Alberto Introini
Docente e scrittore
@intro.prof
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