Il Claun Pimpa tra i bambini dell’Ucraina accolto con i libri di Gianni Rodari
Marco Rodari è di nuovo nel paese sconvolto dalla guerra per portare il sorriso tra la popolazione. Al suo arrivo ha trovato anche le fiabe del celebre scrittore
Tra il boato dei cannoni e i silenzi carichi di tensione, il Clan Pimpa, nella vita Marco Rodari, sta portando il suo spettacolo di magia e divertimento nei villaggi e nelle città dell’Ucraina. In questi giorni, il clown, con la sua associazione “Per far sorridere il cielo”, è tornato nelle città distrutte dalla guerra per la sua missione: ridare il sorriso ai più piccoli per far loro dimenticare, anche se per un istante, la tragedia che stanno vivendo. Un viaggio reso ancora più delicato dall’imminenza del primo anniversario dello scoppio.
Il suo viaggio durerà 10 giorni: ora si trova a Derhači, oblast’ di Charkiv ed è lui stesso a raccontare la dura vita quotidiana, con il rumore delle armi e dei cannoni in costante sottofondo. Gira tra palazzi fatiscenti e scende negli scantinati dove il suo pubblico lo attende. A Marco Rodari bastano pochi gesti per raccogliere applausi e risate spontanee, liberatorie.
Lo aspettano con impazienza, magari al termine dell’unica lezione che fanno: « Stanno seguendo l’insegnante – commenta il Claun Pimpa in un video – ma non stanno imparando la grammatica, la matematica o la storia. Stanno imparando a riconoscere gli ordini, le bombe disseminate nel territorio. È importante che sappiamo come sono fatte, per non toccarle».

Il suo tour, reso possibile da alcune organizzazioni di volontariato ucraine, è spesso anche l’occasione per presentare i libri di Gianni Rodari, il celeberrimo scrittore per l’infanzia nato a Omegna, che ha vissuto anche a lungo anche nel Varesotto, tra Gavirate e Varese. L’omonimia è utilizzata dagli insegnanti per rileggere le favole molto amate in Ucraina: « Spesso legano il mio cognome a quello dello scrittore – commenta Marco Rodari – io spiego che non c’è alcuna parentela ma è comunque una cosa positiva, perché un elemento in più per ridare un po’ di serenità ai bambini che vivono dentro la guerra».
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