Omicidio di Castelveccana: l’amico della vittima e l’attesa per l’autopsia

Allo stato dei fatti non risultano altri indagati sull’episodio nel quale ha trovato la morte un 34enne marocchino irregolare. Il procuratore Politi: “Le indagini saranno veloci e precise”

Generico 13 Feb 2023

«Indagini veloci, ma al contempo precise per accertare nel più breve tempo possibile le eventuali responsabilità». Le esigenze della Procura di Varese sono queste, esternate stamane dal procuratore di Varese Massimo Politi sulla morte del 34 enne Nachat Rachid avvenuta a Castelveccana venerdì scorso.

Il procuratore, assieme alla Sostituta, dottoressa Giulia Floris, pm coordinatrice delle indagini, sta attendendo la fine dell’esame autoptico sul corpo del marocchino trovato morto in fondo al canalone di roccia scavato dal torrente Froda appena sotto l’abitato di Sant’Antonio il 10 febbraio, quando ancora non si sapeva che poche ore prima durante un’operazione di pattugliamento antidroga negli stessi boschi, i carabinieri della compagnia di Luino avevano esploso colpi d’arma da fuoco, per i quali risulta indagato per omicidio volontario un sottufficiale dell’Arma.

AUTOPSIA
L’autopsia (in corso nel pomeriggio di martedì) sarà determinante per due motivi che potrebbero rappresentare un collegamento logico con la morte: verificare la causa del decesso, e al contempo permettere di analizzare l’eventuale traccia lasciata dal proiettile nel corpo della vittima. In questo la verifica della tipologia dell’ogiva “parlerà“, svelando l’arma dalla quale il colpo (letale?) è partito: come si ricorderà sul posto sono stati rinvenuti almeno due bossoli di arma corta presenti sulla strada proprio in prossimità del luogo da cui sono partite le “calate“ dei soccorritori per raggiungere, imbracare, e recuperare il corpo. L’autopsia chiarirà se il proiettile che ha raggiunto il 34enne è un’arma di ordinanza, o altro. Dai particolari emersi in una ricostruzione del Corriere della sera, particolari mai smentiti, il gruppo composto da tre carabinieri portava dei fucili, probabilmente armi a canna liscia che sparano a pallettoni, quindi non proiettili compatibili con le cartucce trovate sulla strada, ma piuttosto proiettili simili a quelli utilizzati dai cacciatori che già la sera dei ritrovamento del cadavere i soccorritori avevano affermato di aver notato nel bosco. Sono proiettili che hanno sparato venerdì? O vecchi cartucce in plastica usate dalle doppiette per le uscite di caccia?
Ad ora, come lo stesso procuratore Politi spiega, «non risultano altre persone indagate».

Generico 13 Feb 2023

L’AMICO TESTIMONE
Sarà importante quindi capire, oltre al racconto dei carabinieri, cosa avrà da dire chi era in compagnia della vittima quel pomeriggio. Come riportato oggi dalla Prealpina, il fratello di Rachid, residente nel Pavese e che ha operato il riconoscimento della salma, ha affermato che sarebbe stato proprio questo secondo uomo a chiamarlo dopo i fatti per informarlo e consentirgli così di fare subito una chiamata di soccorso al 112 (quindi dalla provincia di Pavia). Ma a quanto pare, una chiamata di soccorso da numero anonimo era partita al 112 dal luogo dell’intervento e ha difatti permesso con approssimazione di pochi metri di far arrivare l’elisoccorso di Como, quando però per Rachid era troppo tardi. Vi sarebbe dunque un testimone agli spari, cioè chi ha chiamato i soccorsi e lasciato una pila accesa per illuminare il posto dove si trovava il cadavere e quindi quando era già buio (cioè a partire dalle 17.38: è l’ora a partire dalla quale, il 10 febbraio 2023, il sole tramontava). Dove sia finita questa persona non è dato sapere, così come difficile da inquadrare sarebbe la giustificazione legata alla presenza dei due nel folto del bosco: sarebbero arrivati per comprare droga, ma non è chiaro se a piedi (oltre un’ora dall’intersezione con la sp69, vedi le indicazioni nella foto sopra) o in auto. E non è chiaro infine in che modo l’amico della vittima (che era irregolare sul territorio nazionale, in Italia da pochi mesi, ospitato proprio dal connazionale) abbia lasciato la scena dove si sono consumati i fatti.

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 14 Febbraio 2023
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