In povertà un italiano su dieci. “Ma non solo questione di denaro”
Al seminario promosso dalla Cisl dei Laghi emerge il tema della "solitudine, una povertà di relazione" e quello dell'educazione. Il rischio, in un Paese a bassa mobilità sociale, è che la povertà diventi ereditaria
«Vogliamo includere e non escludere», con queste parole il segretario generale della Cisl dei Laghi Daniele Magon ha introdotto i lavori del seminario “Contrasto alla povertà, tra misure di sostegno e inclusione” promosso dalla Cisl dei Laghi presso il Centro Cardinal Ferrari nella mattinata di venerdì 19 maggio. Unico evento comasco, su 973 in tutta Italia, (altri quattro previsti a Varese) nell’ambito del Festival dello sviluppo sostenibile promosso da Asvis, l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile nata nel 2016 per far crescere nella società italiana la consapevolezza dell’importanza di concorrere alla realizzazione degli Obiettivi di sviluppo definiti dall’Onu per il 2030. L’edizione di quest’anno del Festival, iniziata l’8 maggio, ha aperto centinaia di focus in tutto il Paese per sviscerare il tema dal punto di vista ambientale economico e sociale.
«La Cisl dei Laghi ha voluto promuovere questo seminario per aiutarci a comprendere quanto un fenomeno così complesso come il contrasto alla povertà e alla fragilità economica e sociale abbia necessità di essere considerato nelle sue diverse dimensioni e richieda anche strumenti di sostegno e inclusione attiva che attengono diversi rischi e aree di bisogno» ha commentato Paola Gilardoni, segretaria organizzativa della Cisl dei Laghi, con delega al welfare territoriale e al Terzo Settore e promotrice di questo appuntamento, aprendo ufficialmente i lavori.
«Secondo l’ultimo report Istat – ha proseguito Paola – nel 2021 sono state poco più di 1,9 milioni le famiglie in povertà assoluta in Italia, circa il 7,5% dei nuclei, per un totale di circa 5,6% milioni di persone. L’incidenza della povertà colpisce in particolare le famiglie con minori, i giovani, le donne e gli stranieri.
La sfida è quella di impedire che diventi una sorta di “dote” ereditabile, da una generazione a quella successiva». Ma che cos’è, in fin dei conti, la povertà? Ha dato una mano a spiegarlo il prof. Giancarlo Rovati, sociologo, docente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. «La parola povertà va pronunciata al plurale, perché multidimensionale: economica, educativa, sociale, ma può anche essere legata alla salute, ad un incidente, alla scomparsa di una persona cara sulle cui spalle si reggevano le sorti dell’intera famiglia». Insomma, non una condizione banalmente circoscrivibile ad uno status sociale, al territorio di provenienza, al contesto sociale, alla mancanza di disponibilità economica, ma ad un concorso di multi-fattori, che può certo attraversare generazioni ma anche cogliere all’improvviso.
Come rispondere a questo articolato arcobaleno di fragilità? «Riportando al centro la persona» ha ricordato Emanuele Monti, presidente IX Commissione Sostenibilità sociale, casa, famiglia del Consiglio Regionale della Lombardia. Centralità ribadita negli interventi di Rossano Breda, direttore Caritas diocesana di Como; Maria Antonietta Masullo, responsabile Ufficio di Piano di Tradate; Giovanni Formigoni della
Cooperativa Intrecci; Marta Colmegna, operatrice dell’Anteas di Como e Ivana Conti, operatrice dell’Anteas di Varese, ciascuno dei quali ha raccontato il proprio approccio a questo mondo, in termini di sguardo, relazioni, servizi.
«Nei nostri servizi non accogliamo problemi, ma persone» le parole di Rossano Breda, presidente di una Caritas diocesana che, con i suoi 14 centri di ascolto in diocesi e una moltitudine di altre opere si misura quotidianamente con la “prima linea” del bisogno. «Qual è la povertà che osserviamo di più? La solitudine, una povertà di relazione che abbiamo il dovere di ascoltare, cercando di far
capire che il valore di ogni persona non si misura in quanto produce, ma da ciò che è». Povertà a cui anche Anteas Como e Varese cercano far fronte ogni giorno, attraverso strumenti e forme di accompagnamento sociale sempre più mirate. Ma c’è anche chi lavora sulla prevenzione, come la cooperativa Intrecci, attiva sui territori di Rho, Alto Milanese, Varese, attraverso strumenti come l’educazione finanziaria: «per noi – ha spiegato Giovanni Formigoni, l’educazione finanziaria è un po’ come aiutare le persone ad imparare a nuotare buttandosi in acqua con loro».
Riportare al centro la persona, ma insieme. Unendo le forze. Significativa, in questo senso, l’esperienza dell’Ufficio di Piano di Tradate, con un Piano di Zona costruito con il contributo di ente pubblico, realtà del terzo settore, parti sociali. «Il senso del lavoro che abbiamo svolto si poggia proprio sul valore della rete – le parole di Maria Antonietta Masullo – valorizzando le risorse di ciascuno, partendo da un presupposto fondamentale: le persone di cui occupiamo sono portatrici di competenze, molto più che di mancanze. Ed è su queste competenze che dobbiamo lavorare».
Tra gli “argini” sperimentati fino ad oggi per fronteggiare il disagio e favorire l’inclusione c’è stata anche quella del reddito di cittadinanza, sul cui valore e limiti si è soffermato Natale Forlani, presidente del Comitato nazionale di valutazione delle misure di contrasto alla povertà.
Questo e molto altro per una mattinata ricca di contenuti. Un’occasione preziosa di confronto, l’inizio di un cammino che dovrà portare a spuntare gli obiettivi dell’Agenda Onu 2030 per lo sviluppo sostenibile. Il video integrale della mattinata è disponibile sulla pagina Facebook della Cisl dei Laghi, preso sarà visionabile anche su Youtube.
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