In ricordo di Domenico Martinoli, l’uomo dei boschi di Pradecolo

A otto giorni dalla tragedia l'agronomo Valerio Montonati celebra l'amico della che ha perso la vita mentre lavorava nei boschi del Luinese

3v Dumenza

A otto giorni dalla tragedia l’agronomo Valerio Montonati celebra l’amico della che ha perso la vita mentre lavorava nei boschi del Luinese

La prima volta che salii a Pradecolo, sulle pendici del monte Lema fu un giorno nei primissimi anni ‘80 accompagnato, insieme ad altri capi scout, da un’amica, sempre esploratrice, di Luino, che ci aveva promesso copiose raccolte di porcini. Qualche bell’esemplare lo trovammo in quell’uggiosa giornata tardo estiva. Per me fu amore a prima vista: una bella montagna tutta boschi e pascoli da esplorare, poco distante dalla mia Varese, poco frequentata (a quei tempi) con un rifugio caldo ed accogliente in posizione strategica per eventuali rapide ritirate tra tuoni e fulmini, allora frequenti a fine estate. Feci rapidamente conoscenza e, quindi, amicizia col vecchio “Forni”, a quell’epoca gestore del Rifugio Campiglio e con l’ “Osvaldo”, grande “Fungiatt” del posto che spesso trovavo nella baita del “Gian Franco”, alle spalle del rifugio, che manteneva pulita ed in ordine. Quei primi anni mi servirono per cominciare a capire quella montagna, le sue immense e stupende faggete distese sulle ripide pendici fra grandi massi e roccia viva scolpita dal tempo e dalle intemperie che ogni volta andavano affrontati nella ricerca di qualche buon posto da porcini.

Di funghi cominciai a trovarne davvero, terminando, spesso, le mie escursioni davanti ad un buon bicchiere di vino dall’Osvaldo o addentando un bel panino con ripieno di faraona in carpione, che era la specialità del “Forni”. Ben presto cominciai a ragionare di quei boschi che parevano abbandonati all’oblio da lustri interi ed insieme a loro le vecchie piste forestali e le innumerevoli baite di alpeggi dimenticati ed invasi dalle betulle e dai noccioli. Giunti agli anni ‘90 un giorno l’Osvaldo, discutendo dei problemi dell’abbandono di quella montagna e delle pratiche forestali, mi parlò di un tale boscaiolo che lì era approdato da poco e che avrebbe voluto presentarci per verificare se fosse stato possibile impostare qualche intervento su un territorio che ben presto avrebbe avuto gravi problemi di dissesto se qualcuno non fosse intervenuto.

Fu così che conobbi Domenico un tardo pomeriggio nella baita del “GianFranco”, il camino acceso, qualche fetta di salame sul tavolo una bottiglia di rosso offerta dall’Osvaldo cui facemmo la festa senza tanti complimenti avviando un dialogo che proseguì per molti anni. In breve, Domenico ed io, confrontando le mie ancora scarse nozioni forestali con la sua esperienza e grande intelligenza, messe a fuoco le regole generali e le indicazioni della pianificazione forestale, imbastimmo un primo progetto su boschi di proprietà del Giorgio Campiglio incluso il ripristino della vecchia pista che dal rifugio saliva, a tratti già nascosta dalla vegetazione, all’alpe Pian di Runo; i primi progetti europei intesi a recuperare e valorizzare montagne e boschi furono l’occasione concreta di avviare i lavori.

Ben presto li finimmo con l’approvazione ufficiale dei funzionari pubblici non senza aver superato l’esame del comandante locale del CFS che seguì scrupolosamente ogni fase dell’intervento con raccomandazioni, qualche sgridata e la soddisfazione finale di aver riscontrato un buon risultato per il bosco lavorato e la pista riattivata, funzionale alle operazioni forestali ma anche alla fruizione turistica. La squadra era formata, il territorio su cui operare immenso, la voglia di fare tanta, la fiducia del CFS guadagnata, la disponibilità delle amministrazioni locali piena grazie al cari e compianti sindaci “Guido Maserati”, “Rossi Piero e Ambrogio” e con l’imprimatur della Comunità Montana dato dall’altrettanto compianto presidente “Silvio Fiorini”.

Di boschi, da allora, Domenico ed io ne abbiamo migliorati molti ed insieme abbiamo recuperato la locale viabilità forestale avviando, credo di poterlo ben affermare, il rilancio del nostro versante del Monte Lema, condiviso con gli amici svizzeri, ed oggi molto frequentato da “Fungiatt” ma anche da escursionisti, appassionati di mountain bike ed altre discipline montane. Ma non fu solo lavoro : come dimenticare le risottate in baita o le mangiate al rifugio gestito da Franco ed Anna con il mezzo vitello fatto allo spiedo da te Domenico che per ore ed ore curavi con amore e che alla fine divoravamo mentre tu, stremato dalla fatica e dal fumo delle braci, ne degustavi un poco guardandoci soddisfatto e felice. Il mio distacco dal comparto forestale, sempre più in competizione per ottenere quei finanziamenti così necessari per rivitalizzare un settore ancor più essenziale nel contenimento dell’evoluzione climatica e costantemente attanagliato da norme troppo spesso fini a se stesse e distaccate dalle reali necessità della silvicoltura, non ci ha separati. Siamo sempre rimasti in contatto, per un consiglio reciproco, per tagliare qualche albero pericolante in posizioni delicate, per una tavolata dalla “Marisa” a Curiglia a degustare le dolcissime carni di capretto locale.

Nuovamente nel recente fine inverno abbiamo avuto l’occasione ancora di un pranzo in baita: stufato di ganassino ai funghi e faraona in carpione come avevo promesso a te ed al Fabio, poi la mia visita ai primi di aprile a vedere quei boschi che avete lavorato non lontano dal “Tragico luogo” per poi scrivere un pezzo ad hoc in cui evidenziare le contraddizioni di norme che non aiutano i nostri amati boschi e che mai avrei pensato di redigere in questi termini.

Caro Domenico, quando camminerò tra i maestosi faggi della nostra montagna avrò certamente la sensazione di scorgerti in lontananza dritto in piedi a guardare con sapienza ed intelligenza il lavoro che resta da fare, dovrò rassegnarmi all’illusione ma nel mio inerpicarmi alla ricerca di quei porcini che anche tu amavi raccogliere avrò la certezza di averti al mio fianco insieme agli altri maestri che mi hanno insegnato ad amare le montagne, i boschi ed i torrenti.

Ciao Domenico. Il tuo amico Valerio

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Pubblicato il 23 Maggio 2023
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