Terry Reid ed il suo fiume
Uno dei più sottovalutati musicisti di quel periodo
Parlando dei casi di occasioni perse nel mondo del rock si citano spesso Pete Best coi Beatles e Dick Taylor con gli Stones, ma non certo da meno è il caso del chitarrista e cantante Terry Reid. Il nostro, seppure col primo LP avesse combinato poco, era molto considerato nell’ambiente, tanto da essere scritturato come supporto per i tour americani dei Cream e degli Stones. Un giorno gli si presenta Jimmy Page dicendogli che lo vuole come cantante del suo nuovo gruppo. Risposta: no grazie, devo andare in tour, prendete piuttosto Plant dei Band Of Joy che è bravo. Non bastasse, arriva Richie Blackmore e gli fa la stessa proposta per sostituire Rod Evans nei Deep Purple. Stessa risposta: no grazie, ho la mia carriera solista. Carriera fatta da cinque dischi, più uno un po’ più tardi, che gli porterà poco. River è il suo terzo lavoro, e forse il suo migliore anche se abbastanza atipico: accompagnato dall’amico David Lindley, è un po’ poco coeso e definito, con la seconda facciata che qualcuno, esagerando un po’, ha avvicinato a Astral Weeks. Certo che è un personaggio fra i più sottovalutati della storia del rock: val la pena di conoscerlo, e questo è un ottimo viatico.
Curiosità: abbastanza incredibile, in una vicenda personale già troppo incredibile, la frase che disse Aretha Franklin – non una qualunque! – nel 1968: “In questo momento ci sono solo tre cose interessanti in Inghilterra: i Beatles, i Rolling Stones e Terry Reid”.
La Rubrica 50 anni fa la musica
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