Il consiglio regionale boccia il referendum sulla sanità. Le opposizioni: “Hanno avuto paura”
Samuele Astuti del PD e Nicola Di Magro del M5S reagiscono con durezza al voto d'aula. Critico anche il comitato promotore del referendum mentre la maggioranza spiega: "Volevano distruggere il sistema lombardo"
La decisione del Consiglio regionale che ha approvato l’ordine del giorno della maggioranza che delibera. l’inammissibilità della proposta di referendum abrogativo relativa a tre parti del testo unico delle leggi regionali in materia di sanità ha sollevato numerose reazioni.
Comitato Promotore del Referendum sulla sanità in regione Lombardia
«Nonostante le richieste del Comitato e dei gruppi consigliari di centrosinistra di rivedere la decisione dell’Ufficio di Presidenza sulla non ammissibilità dei quesiti referendari sulla normativa sanitaria regionale, la maggioranza del Consiglio tira dritto e rifiuta il confronto. Si tratta di un affronto nei confronti degli elettori lombardi e dei principi di base della democrazia – dichiarano i rappresentanti del Comitato Promotore, Marco Caldiroli – Medicina Democratica Federica Trapletti CGIL, Vittorio Agnoletto Osservatorio Salute, Massimo Cortesi ARCI, Andrea Villa Acli – Anziché una valutazione giuridica, come previsto dalla l.r. 34/1983, sono motivazioni politiche, quelle che hanno orientato la maggioranza nell’impedire lo svolgimento di un’iniziativa di democrazia diretta come il referendum previsto dalla legislazione regionale. Assistiamo da parte della maggioranza, ad un uso strumentale del combinato disposto tra l.r. 33/2009 (legge sanitaria modificata da ultimo con la l.r. 22/2021) e la vetusta legge che regola i referendum; attraverso un’interpretazione restrittiva dei cavilli e delle norme ormai superate dall’evoluzione legislativa rendono nei fatti impossibile il ricorso al referendum da parte dei cittadini. Domani alle ore 17.00 come comitato referendario, insieme alle tantissime realtà che vi hanno aderito, ci incontreremo al Pirellone per decidere i prossimi passi, in ogni caso non ci fermeremo, vogliamo che gli elettori possano esprimersi sulla deriva del servizio sanitario regionale e imprimere un cambio di direzione pena la distruzione delle strutture pubbliche e sempre maggiori diseguaglianze di accesso alle cure. Non può essere il reddito a stabilire la possibilità di curarsi. Utilizzeremo ogni strumento a disposizione, a partire da un ricorso amministrativo al TAR sulla decisione del Consiglio che coinvolgerà sicuramente anche l’assurda situazione normativa emersa da questa vicenda».
Samuele Astuti Partito Democratico
«Il diritto al referendum è garantito dalla Costituzione, quello che ha fatto la destra in Consiglio regionale è molto grave! La motivazione è una sola, la paura. Hanno paura di permettere ai cittadini di esprimersi sull’organizzazione della sanità lombarda, quella che obbliga i lombardi a pagarsi visite ed esami perché ottenerli in tempi ragionevoli con il servizio sanitario regionale è diventato impossibile. Ma la paura spinge a compiere errori, e impedire addirittura di raccogliere le firme, con motivazioni risibili, espone questa decisione a facili ricorsi. Noi, comunque, continueremo a lavorare per difendere il diritto alla salute di ogni persona, diritto che a causa delle attese interminabili oggi in Lombardia è messo fortemente in discussione».
Pd, Movimento 5 stelle, Patto Civico e Alleanza Verdi sinistra non hanno partecipato alla votazione, sollevando in Aula cartelli con scritto “la destra toglie la parola ai lombardi”, “Sulla tua salute decidono loro”, “la destra ha paura della voce dei lombardi”.
Nicola Di Marco Capogruppo M5S Lombardia:
«Il centrodestra ha paura. Paura che i cittadini aprano un dibattito sul modo in cui viene gestita la sanità pubblica regionale. Paura che tutte quelle persone che oggi attendono mesi, se non anni, un esame o una visita specialistica, possano esprimersi su come il governo regionale amministra la sanità. Quanto successo oggi è grave, non solo perché viola regole e normative, non solo perché non rispetta il buon senso, ma soprattutto perché ogni azione di quest’Aula dovrebbe essere orientata a favorire la partecipazione. Invece, quando si trattano questioni care al centrodestra si arriva a far votare i cittadini con i tablet, quando invece a chiedere di esprimersi sono cittadini che la pensano diversamente rispetto a questa maggioranza, la strada alla partecipazione viene sbarrata. I lombardi sono stati tenuti fuori dalle stanze del potere. Inutile poi lamentarsi nel momento in cui ad ogni elezione calano le percentuali relative all’affluenza.
Non può essere il Consiglio regionale ad esprimersi sull’ammissibilità di un quesito referendario. Ad assolvere questo compito dovrebbe essere un organo terzo come quel Comitato garante dello Statuto, del quale la nostra Iolanda Nanni aveva chiesto l’istituzione ormai due legislature fa. Abbiamo chiesto che la questione tornasse in Ufficio di Presidenza, che i comitati promotori fossero ascoltati – come prevede la normativa – e una volta superate le criticità fosse lasciata ai cittadini la possibilità di partecipare. Così è come sarebbe dovuta andare, se la destra non avesse avuto paura».
I capigruppo di maggioranza Corbetta (Lega), Garavaglia (FdI), Figini (FI), Cosentino (Lombardia ideale), Gallizzi (Noi moderati).
«I quesiti proposti nel testo sono tecnicamente inammissibili e insanabili. Sono stati formulati in modo sbagliato. E comunque qualora i lombardi fossero stati chiamati alle urne con questo referendum avrebbero votato per distruggere il sistema sanitario lombardo di fatto portando le strutture private a curare solo i cittadini benestanti: esattamente il contrario degli obiettivi che, invece, le giunte di centro destra negli anni si sono prefissate, ovvero dare modo a tutti, indipendentemente dal loro reddito, di rivolgersi a strutture pubbliche o private. L’eventuale approvazione dei quesiti referendari determinerebbe il blocco totale della sanità lombarda fondata, appunto, sulla sinergia tra pubblico-privato con strutture accreditate e contrattualizzate, modello di efficienza riconosciuto a livello nazionale. Impostazione, tra l’altro, presente anche nelle Regioni guidate dal centro sinistra”.
«Le strutture private rappresentano circa il 30% dell’offerta di ricovero in ambito sanitario e la quasi totalità dell’offerta residenziale in ambito sociosanitario, nonché il 40% delle prestazioni di specialistica ambulatoriale. Tutto questo conta circa 33mila dipendenti su un totale di 137mila della sanità lombarda».
«Noi a una sinistra scriteriata che vuole smantellare la sanità e i servizi che oggi rappresentano un modello di eccellenza a livello nazionale non possiamo assolutamente dare spazio. Ci spiace prendere atto che PD e compagni al posto di porsi in maniera costruttiva per contribuire ad affrontare le attuali difficoltà in tema di sanità – le stesse presenti in maniera ben più accentuata nelle altre Regioni – si mette a fare questi giochini per prepararsi la prossima campagna elettorale per le europee».
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