Barbara Fettuccia presenta il suo secondo romanzo e parla di libertà
Si intitola “La memoria dei bachi da seta”, edito da Scatole Parlanti, il secondo libro della scrittrice varesina. "Questa storia narra della vita delle donne, Nina, Amelia e Fosca ma non solo"
«Una storia nata quasi per caso, durante una telefonata con un amico. Si parlava del più e del meno o, almeno, così sembrava. Ho imparato da tempo, ormai, che, fra le parole di tutti i giorni, quelle che sembrano gettate lì, per caso, risiedono le emozioni più intime. Ci siamo noi, insomma». L’accettazione di sé, è il tema affrontato da Barbara Fettuccia nel suo secondo romanzo, “La memoria dei bachi da seta”, edito da Scatole Parlanti.
Scrittrice varesina, originaria di Casciago che oggi vive in provincia di Pavia, dopo solo un anno dalla pubblicazione del suo primo romanzo, “Il paese della Jaracanda”, nel secondo Barbara tratta un tema particolarmente dedicato. «Questa storia narra della vita delle donne, Nina, Amelia e Fosca. Ma parla anche della vita degli uomini, quella di un vecchio tipografo e di suo fratello Giuseppe. Racconta la scelta di chi dalle convenzioni sociali si è lasciato investire e la perseveranza di tutti quelli che hanno lottato contro la paura e i pregiudizi, per non dover rinnegare o nascondere la propria intimità e i propri sentimenti».
Proprio per questo, la storia è ambientata negli anni Settanta, anni di attentati, cambiamenti, speranza e nuovi progetti. Il tutto nasce infatti, come dice Barbara: «Da una speranza, forse, che ho sempre alimentato, anche per le mie figlie: che a furia di voler essere liberi, liberi per davvero, la libertà sia finalmente un diritto di tutti. Ché se non è per tutti, allora la libertà è solo un privilegio, una fortuna, uno squallido compromesso».
Diplomata al Liceo Classico Cairoli di Varese, ha poi iniziato il suo percorso universitario presso l’Università Statale di Milano, studiando Scienze Politiche. Ha viaggiato molto per motivi lavorativi, e la scrittura rappresenta per lei un modo per dare una diversa prospettiva alla normalità, cercare sempre qualcosa di nuovo e di interessante, e racchiuderlo all’interno delle proprie pagine. Per Barbara la scrittura è anche qualcosa che permette di immedesimarsi in più personaggi, potendo così esprimere più emozioni. Come lei stessa dice: «È terapia, per me; mi siedo davanti a uno specchio e ritrovo un’emozione nascosta, una parola non detta, un volto impresso nella memoria».
Nel 2022 ha pubblicato il suo primo romanzo, “Il paese della Jaracanda”. Il libro è ambientato durante gli anni del colpo di Stato in Argentina, periodo scelto dall’autrice per dare voce a tematiche storiche di cui se parla molto poco, ma che hanno comunque un’importanza.
LA TRAMA DE “LA MEMORIA DEI BACHI DA SETA”
Nina conosce Amelia durante una manifestazione a Sanremo. È il 1972 e quel giorno nella cittadina ligure si tiene un congresso di sessuologia intitolato Comportamenti devianti della sessualità umana. Fra le due ragazze nasce un sentimento che matura nel tempo, nonostante le difficoltà e i sensi di colpa che la società e l’educazione impongono loro. Nina, cresciuta in una modesta famiglia di pescatori pugliesi, arrivata a Bologna per frequentare l’università, si mantiene lavorando nel negozio di fiori di Fosca; Amelia, allevata da un padre bolognese fra i filari di vite e il profumo dell’erba, gestisce ora una tipografia di proprietà di un vecchio signore muto, del quale le giovani scopriranno un passato pieno di storia e sofferenza. Due vite tanto diverse, destinate a fondersi fra le pieghe dei giorni e la violenza di un mondo, di un’epoca, quella degli anni di piombo, che ha paura di accettare tutto ciò che sfugge alle regole della consuetudine.
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