Mio padre salvato dai medici del Centro Trapianti del Policlinico Gemelli, grazie alla loro grande professionalità
Il racconto di un figlio che ha seguito il papà nel percorso dalla scoperta della malattia fino alla salvezza, possibile grazie all'altissimo livello di specializzazione dei medici del policlinico romano: "Vi saremo per sempre grati"
Un noto professionista del Varesotto ha voluto raccontare e condividere con i nostri lettori il lungo calvario a lieto fine vissuto dal padre, a causa di una malattia che, senza trapianto, lascia poche speranze di sopravvivenza a chi ne soffre. La sua lettera ripercorre le fasi della malattia del papà e i tentativi di arrivare ad un trapianto di fegato in tempo per il padre e si conclude con un ringraziamento a tutta la struttura dell’ospedale gemelli di Roma che ha portato a termine l’intervento salvandogli la vita.
Mio padre, affetto da emocromatosi genetica (malattia ereditaria caratterizzata da un eccessivo accumulo di ferro nell’organismo), nel mese di settembre dello scorso anno dopo episodi di affaticamento, gonfiore alle gambe, stanchezza, sonnolenza e piccoli stati confusionali, é stato trasportato presso un’ospedale della Lombardia, rimasto in OBI per circa quindici giorni, un Dottore di origini libanesi, individua la causa. Diagnosi di cirrosi epatica in stato avanzato, non alcolica, dovuta alla malattia genetica, con sovraccarico di ferro, con presenza di 5 epatocarcinomi.
Alle dimissioni di mercoledì, ci indicavano l’unica via percorribile, ovvero trattamenti chemioterapici da intraprendere dal martedì successivo. Domandai di tutto, se fosse possibile donare da figlio qualora fossi stato compatibile, una resezione epatica oppure chirurgia, ma la risposta fu purtroppo, no!
Non ci siamo fermati, con mia sorella, mia moglie e mio cognato, scriviamo a tutti i migliori ospedali del nord Italia, nei tre giorni lavorativi disponibili, prima dell’inizio della chemioterapia.
Arriviamo a venerdì ore 17:30, chiamiamo lo studio Gasbarrini di Roma, la risposta è stata devastante, “purtroppo abbiamo i prossimi 6 mesi pieni, dovrebbe riprovare successivamente”, chiuso il telefono, eravamo tutti nello sconforto.
Alle ore 18 riceviamo una chiamata con prefisso 06, rispondiamo e ci viene detto “lei è la persona che ha chiamato disperatamente per suo padre? Volevo comunicarle che si é liberato un posto domani ore 8”.
Partiamo subito diretti dal prof. Antonio Gasbarrini, Direttore della Scuola di Specializzazione in Medicina interna della Facoltà di Medicina e chirurgia e Direttore del Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche e delle Unità Operative Medicina Interna e Gastroenterologia e del CEMAD-Centro Malattie Digestive della Fondazione Policlinico Universitario Gemelli IRCCS.
La sua risposta è stata immediata e di conforto, dopo qualche giorno viene ricoverato, molteplici accertamenti, impostando una terapia mirata, che andava mano mano modificata, aspettando di capire come procedere a seguito degli accertamenti.
Viene preso in cura alla Cemad, iniziano i viaggi mensili e settimanali, per analisi, tac, ecografie e ricoveri.
Iniziano a trattare il fegato nei mesi succesivi con trattamento di Chemionebulizzazione, eseguite con lo scopo di chiudere selettivamente i vasi sanguigni responsabili dell’apporto di sangue – e quindi di nutrimento – ai tumori epatici.
Ad aprile 2023 ci viene prospettato un pre-studio trapianto, conosciamo il prof. Luca Miele e il dott. Antonio Liguori dell’unità operativa complessa Medicina Interna e del trapianto di fegato. Per circa due mesi, iniziano analisi, tac, ecografie, visite specialistiche all’interno del Gemelli oltre ad altri trattamenti per limitare i tumori.
Ed è solo grazie al lavoro del professor Gasbarrini, professor Miele, dottor Liguori e di tutti i loro colleghi, che in data 13 giugno mio padre entra in lista d’attesa per trapianto di fegato. Potevamo scegliere noi il coordinamento trapianti regionale, ma per la professionalità, umiltà e dedizione, scegliamo di rimanere da loro.
I mesi successivi, ricoveri continui, per complicanze da sofferenza epatica, trasfusioni di sangue ecc. con una media di quindici giorni di ricovero al mese. Le condizioni peggioravano.
Arriviamo al 19 agosto ore 21:55, ricevo una chiamata, “lei é il figlio di….. sono il dott. Liguori, c’è un fegato compatibile, tenevi pronti, a breve dopo le opportune analisi, vi aggiorniamo se partire”. Falsa chiamata, così viene chiamata, centro coordinamento non dà parere favorevole.
Comincia il peggioramento di mio padre, rientra in ospedale (Lombardia)per abbassamento Emoglobina e iniziano le trasfusioni e vengono diagnostiche altre conseguenze della sofferenza epatica.
Viene dimesso mercoledì 27 settembre, il giorno seguente parte per Roma, per il controllo e tac mensile al centro coordinamento Trapianti del Gemelli.
Torna a casa, tutti in famiglia di domenica con i cinque nipotini, ma alle ore 17:50 dello stesso giorno riceviamo una chiamata “Buonasera, Gemelli! C’è un fegato compatibile, tenetevi pronti”, felice ma con un’enorme paura dentro di me. Dopo due ore, mi richiamano “partite, nel caso ci fosse traffico o incidenti, chiamateci che coordiniamo il vostro arrivo, il prima possibile”. Partiamo in auto, quasi 700 km interminabili.
Alle 7:55 del mattino seguente entra in sala operatoria.
Dopo 14 ore circa di intervento, condotto dal prof. Salvatore Agnes, direttore della UOC di Chirurgia Generale e Trapianti d’Organo, direttore del Centro Trapianti del Policlinico Gemelli e ordinario di Chirurgia Generale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, Prof. Alfonso Wolfango Avolio e Dott. Gabriele Spoletini, a tutta l’equipe e agli anestesisti, che ringrazio infinitamente, l’intervento si conclude nel migliore dei modi.
Voglio anche ringraziare tutti gli infermieri e il personale sanitario del reparto coordinamento trapianti, tutta l’assistenza ricevuta dagli infermieri e i medici della terapia intensiva subito dopo l’intervento, la Dott.ssa Calia per il suo supporto psicologico, al reparto di Chirurgia Generale e del Trapianto di Fegato dove mio padre si trova attualmente ricoverato.
Tutto il personale sanitario è stato in ogni ricovero sempre gentile anche con noi famigliari, attento, premuroso. Angeli umani al servizio delle persone che sanno prenderti per mano offrirti una speranza e accoglierti con ogni parola di conforto. I medici del Gemelli lavorano con una professionalità unica ed una umanità ineguagliabile, sono un’eccellente, restando sempre umili e disponibili per il paziente e per le famiglie.
So che c’è molta strada da fare, ma l’ospedale Gemelli è un esempio di ospedale all’avanguardia da prendere in assoluto come esempio, dove competenza e umanità collaborano al benessere e alla vita del paziente.
Vi sarò, vi saremo per sempre grati.
Grazie infine, ma non per importanza, a chi quel fegato lo ha donato a mio padre nel suo ultimo atto d’amore e ai suoi famigliari.
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