Bruce Cockburn e la scena canadese
Ogni tanto si scoprivano provenienze musicali sconosciute

Questo spazio è troppo limitato per spiegare bene ai più giovani come ci si informasse sulla musica rock in quegli anni, ma diciamo che i sistemi erano tre: le riviste (Ciao 2001 su tutte), le trasmissioni radio Rai come Per voi giovani e Popoff, e soprattutto la frequentazione continua dei negozi di dischi. Poi nel ’75/’76 arrivarono le radio libere e cambiò tutto, dando spazio a nuove riviste più specializzate come Il Mucchio Selvaggio, del gruppo che ruotava intorno al negozio di Paolo Carù. Succedeva allora che si scoprissero nuove “scene musicali”, delle quali andavamo a cercare poi i dischi usciti negli anni precedenti: fu proprio il caso di questo gruppo di cantautori canadesi che il Mucchio ci presentò nel 1976. Vi erano anche Murray McLauchlan, David Wiffen e altri, ma il personaggio di punta era Bruce Cockburn. Nativo di Ottawa, è un formidabile chitarrista anche grazie agli studi di jazz alla celeberrima Berklee di Boston, ma aveva cominciato come un classico cantautore folk blues, nella cui musica si sentivano gli echi della sua terra. Ci torneremo, ma per ora godetevi il suo ottimo quarto album, un po’ più arrangiato dei primi tre.
Curiosità: non avendone su Cockburn ne ho una un po’ campanilistica sui negozi di dischi di cui parlo nel post. Negli anni ’70 non tutti i negozi trattavano dischi di importazione, ma dei maggiori tre che lo facevano in Italia ben due erano in provincia di Varese: al pionieristico Carù di Gallarate si era aggiunta la Casa del disco di Varese di Gege e Teresa. Eravamo un po’ la meta di pellegrinaggio dei collezionisti italiani.
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